«Il Pd per interessi di poltrone alla fine sosterrà Virginia Raggi, preferisce perdere progressivamente terreno, ma mantenere piccoli privilegi, piuttosto che cambiare veramente le cose». L’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, intervistato da Il Riformista, non ha dubbi: altro che David Sassoli, Carlo Calenda o altri, il Partito democratico starebbe prendendo tempo per trovare un’intesa in extremis con il Movimento 5 Stelle. Quello che vorrebbe Luigi Di Maio, d’altronde. Peccato che da quando è stata eletta la sindaca grillina nel 2016 i dem l’abbiano sempre attaccata, definendo la sua gestione della Capitale “disastrosa”.

Marino proprio dal 2016 è tornato a Philadelphia, dove era stato direttore dell’Istituto Trapianti d’Organo ed oggi è Executive Vice President per la Thomas Jefferson University e per il Jefferson Health. Nell’autunno 2015 fu mandato a casa dai suoi consiglieri comunali di centro-sinistra. In tutto furono in 26, del Pd e di altri partiti, a dimettersi contemporaneamente, dopo le ripetute critiche ricevute dall’allora segretario Matteo Renzi. Erano i mesi del famoso scandalo degli scontrini per presunte spese personali (vicenda conclusa nel 2019 con una piena assoluzione per Marino “perché il fatto non sussiste”) e l’anno dell’esplosione di Mafia Capitale, che colpì anche alcuni esponenti dell’allora giunta democratica. Quella famosa “pugnalata” davanti a un notaio costrinse l’ex sindaco a lasciare la carica di Primo cittadino tre anni prima della fine del mandato.

Il Pd romano non fu con lei a suo tempo e andarono tutti all’opposizione. Che opposizione è stata in questi anni?

«Il Pd è in realtà dal 2008 all’opposizione ed è sempre stata un’opposizione blanda, eccetto quella fatta a me. Da quello che mi veniva raccontato, quando ero sindaco in alcune riunioni del partito la signora Franceschini (Michela Di Biase, consigliera comunale dem n.d.r.) diceva: meglio che vinca la destra piuttosto che Marino. Ora direi che la loro opposizione è addirittura inesistente. Contro l’attuale sindaca Virginia Raggi, al di là della retorica, non hanno grosse accuse».

E lei di questi quattro anni della Sindaca cosa pensa?

«La Raggi è evidentemente inadeguata al ruolo che ricopre, ma d’altra parte non l’avrebbe mai ricoperto se il Pd non glielo avesse offerto su un piatto d’argento».

Pensa che ora le offriranno una nuova opportunità, nonostante l’apparente contrarietà del segretario Nicola Zingaretti?

«Sì, per interessi di poltrone alla fine il Pd sosterrà Virginia Raggi, perché preferisce perdere progressivamente terreno, ma mantenere piccoli privilegi, piuttosto che cambiare veramente le cose».

Insomma: per i dem sarebbe meglio Virginia Raggi di Carlo Calenda?

«Alla fine piuttosto che avere Calenda, sul quale non voglio esprimere giudizi perché non posso immaginare come governerebbe Roma, le ripeto che, conoscendo la leadership del Pd, preferirebbe un Virginia Raggi bis. Lei è più controllabile di un Calenda o anche di un Giovanni Caudo».

A proposito di Caudo, che è attualmente presidente del III Municipio: dal 2013 al 2015 fu assessore con lei alla Trasformazione Urbana del Comune. Adesso vorrebbe fare le primarie, candidandosi a sindaco per tutto il centro-sinistra. Lei lo appoggia?

«Penso che sarebbe il miglior candidato per la città e l’ho anche scritto nel mio libro “Un marziano a Roma”, che ho fatto uscire nel 2016 con Feltrinelli».

Riuscirebbe davvero a governare Roma? Lei ha visto quanto è difficile…

«Governare questa città non è impossibile come molti pensano. La Capitale ha risorse utilizzabili per il benessere dei cittadini e dei tantissimi turisti che ogni anno vengono a visitarla. Per farla funzionare, però, tutta la classe dirigente romana deve essere determinata per il bene della città e qualunque candidato deve avere la loro collaborazione. Sono un centinaio di persone che lavorano nelle aree strategiche: i vertici dell’amministrazione, della Polizia e della giustizia locale. Non devono fare i propri interessi, ma quelli collettivi. Io fui ingenuo e fallii. Se ora tornassi indietro farei, come si dice a Roma, un giro delle sette chiese, andrei da tutti loro per far remare il sistema nella stessa direzione. Penso che Caudo possa fare un ottimo lavoro in questo senso».