A tre anni dall’arrivo a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni non è più una sorpresa, un’«underdog», ma è l’unico punto fermo del panorama politico italiano. In un Paese abituato a vedere i consensi dei leader sbriciolarsi in poche settimane, la presidente del Consiglio corre nella direzione opposta: più passa il tempo, più cresce la fiducia nei suoi confronti. I sondaggi la danno costantemente in testa, Fratelli d’Italia è saldamente il primo partito, e il gradimento personale della premier resta sorprendentemente alto. Giorgia ha trovato una formula che, finora, nessun altro era riuscito a consolidare: un equilibrio tra il linguaggio diretto – che parla in maniera chiara agli elettori – e la postura istituzionale che rassicura.

I numeri non lasciano spazio a libere interpretazioni. A snocciolarli è Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli: «Dopo il giuramento del 22 ottobre 2022, il consenso per Giorgia Meloni è cresciuto rapidamente di circa 20 punti, superando la soglia del 50%. Forse anche grazie all’immagine, potente, della prima premier donna, anche a sinistra una quota di elettorato vedeva positivamente Meloni. Successivamente, nel corso del 2023, il suo gradimento è calato fino al 40%, e sembrava andassimo verso la classica “fine della luna di miele”». E invece dall’inizio del 2024 la tendenza si è invertita: «La fiducia si è stabilizzata intorno al 44% e così è tutt’ora. Un consenso che la pone saldamente al vertice tra i leader politici italiani».

Lorenzo Pregliasco, co-fondatore di YouTrend, non ha dubbi: la stabilità del consenso verso Meloni e il centrodestra «è un fenomeno davvero particolare nel panorama europeo, dove i governi in carica hanno quasi ovunque perso terreno a livello di popolarità». In effetti, alle ultime europee solamente in Italia e Polonia l’area di governo è cresciuta rispetto alle precedenti elezioni nazionali. Ma il consolidamento di FdI e della maggioranza, dopo tre anni di governo, fa impressione specialmente se si guarda al passato: «Non si era mai vista una stabilità così pronunciata del consenso per i partiti di governo così avanti nella legislatura. Di norma, dopo sei-dodici mesi dall’insediamento si comincia a registrare un calo fisiologico di consenso e una crescita dei partiti di opposizione».

Certamente Giorgia sa comunicare, ed è stata brava a fare breccia nel cuore degli italiani fin da subito. Il sondaggista Antonio Noto rimarca che Meloni sta riuscendo a tenere unito l’elettorato nella promessa che qualcosa dovrà ancora avvenire: «Non c’è una chiara percezione del miglioramento di vita degli italiani, ma è brava a tenere vivo uno storytelling per cui ciò che non ha ancora fatto non è una debolezza, ma è un qualcosa per cui ci vuole tempo. È scomparso il concetto del “tutto e subito”. Gli elettori sono disposti a darle tempo, a differenza degli altri leader». Ma il popolo del centrodestra, prima o poi, chiederà il conto su immigrazione e fisco: su questi fronti la pazienza non è a tempo indeterminato.

Il campo largo non viene ancora percepito come un’alternativa credibile, e i toni incendiari di Elly Schlein e di Maurizio Landini non fanno presa sull’elettorato più moderato. «Il punto di forza di Meloni è il punto di debolezza dei suoi concorrenti. Nel momento in cui c’è un’opposizione molto polverizzata, non c’è la percezione che possa esserci un contro-leader. Questo non attrae neanche gli insoddisfatti di Meloni, che alla fine possono preferire lei. L’elettorato dal 2015 al 2018 passò da Renzi a Salvini; quel profilo di elettorato trovò un nuovo leader. Oggi la luna di miele può interrompersi solo se nascerà un nuovo leader forte». Ma non pesano solo le fragilità delle opposizioni. Secondo Pregliasco, a incidere positivamente è anche la «presenza sullo scacchiere internazionale che ha rafforzato la credibilità e l’immagine di leadership della premier».

Non è tutto oro quel che luccica, però. Pregliasco tiene a sottolineare che il gradimento sull’operato del governo Meloni non è elevatissimo, motivo per cui siamo di fronte a un giudizio interlocutorio: «Circa il 40% approva, ma una maggioranza degli intervistati esprime invece un giudizio negativo». E all’orizzonte non mancano ostacoli che potrebbero intralciare il cammino del centrodestra, a partire dal referendum costituzionale sulla riforma della giustizia previsto in primavera: «Per vincere occorre raggiungere il 50% più uno dei voti. È inoltre incerto quale tipo di elettorato si mobiliterà per il voto referendario». Senza dimenticare i nodi irrisolti, dai salari bassi al costo della vita passando per la sanità. Temi che – avverte Gigliuto – «pesano sulla percezione quotidiana degli italiani e che determineranno il futuro consenso del governo in vista delle prossime elezioni, che sono ancora (politicamente) molto lontane». Meloni ha conquistato il tempo, il bene più raro e prezioso della politica. Ma ogni credito, se non viene gestito bene a lungo termine, può esaurirsi da un momento all’altro.