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Covid, in terapia intensiva pazienti intubati a pancia in giù: ecco perché
Le immagini dei pazienti Covid-19 intubati a pancia in giù nella terapia intensiva dell’ospedale di Cremona sono state il punto di non ritorno per chi ancora sosteneva, o sperava, che si trattasse di una semplice influenza. I pazienti, in quelle immagini trasmesse qualche settimana fa da Piazza Pulita, non erano, come ci saremmo aspettati, distesi sui loro lettini ma a faccia in giù, seminudi e con le gambe leggermente rialzate. In realtà, quelle immagini drammatiche riflettono un protocollo medico giù utilizzato in passato per curare alcune gravi insufficienze respiratorie.
Un protocollo messo a punto da Luciano Gattinoni professore emerito alla Statale , ex primario del Policlinico di Milano e oggi professore a Gottinga, in Germania, che già alla fine degli anni ’80 notò come questa tecnica permettesse una migliore ossigenazione dei polmoni e quindi un maggior tasso di sopravvivenza. In un’intervista al Corriere della Sera, il medico spiega che, nel curare alcune sindromi da distress respiratorio acuto, notarono che “la parte superiore del polmone era piena d’aria, mentre la parte compromessa era quella più vicina alla colonna vertebrale“. E continua: “Immagini un tondo, metà chiuso e metà aperto: avevamo pensato che mettendo il paziente a pancia in giù il sangue sarebbe andato nella parte aperta e ci sarebbe stata una ossigenazione migliore. E questo in effetti succedeva”.
La pressione esercitata sul polmone permette di distribuire meglio l’energia meccanica esercitata dal respiratore artificiale, arrivando fino alle parti più basse del polmone. Questo protocollo, che non incontrò subito il favore di tutta la medicina, “all’inizio ridevano tutti di quella manovra”, trae spunto dall’osservazione delle mamme con i neonati: “Le donne lombarde – racconta Gattinoni – tenevano i bambini che facevano fatica a respirare a pancia in giù e poi davano loro dei colpetti sulla schiena”. E conclude: “Non fu facile far passare l’idea, forse anche perché era a costo zero“.
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