L'intervista
Daniele Nahum: “Pd ambiguo su Israele, antisemitismo più forte del ritorno del fascismo”
Daniele Nahum, per anni dirigente del Pd lombardo, consigliere comunale a Milano e personalità impegnata sul collegamento tra il centrosinistra e le comunità ebraiche italiane, ha restituito alcuni mesi fa la tessera al Partito democratico. «Il rapporto tra sinistra ed ebraismo oggi è segnato da troppe criticità», avverte. Dopo il 7 ottobre le sue proteste per l’atteggiamento ambiguo del Pd ne ha reso la militanza inconciliabile. Nahum non lo dice ma la sua permanenza tra i dem, par di capire, non era più gradita.
Si è pentito di essere uscito dal Pd?
«Per niente. Quella rottura è stata determinata dall’ambiguità che il Pd ha verso Israele e questi ultimi mesi mi hanno rafforzato nella convinzione di aver fatto benissimo ad andarmene».
Come ha visto cambiare l’analisi del Pd dopo il 7 ottobre?
«La visione del Pd è stata quella di chiedere sempre e solo il cessate il fuoco, dimenticandosi chi ha iniziato questa guerra, Hamas, e gli undicimila missili che ha mandato Hezbollah dall’inizio della guerra. Il cessate il fuoco va bene se ha come prerogativa il rilascio di tutti gli ostaggi e la fine di tutte le ostilità contro Israele, paese che era in pace fino al 7 ottobre».
Anche su questi principi di base sente debole la posizione dem?
«In questo anno, da quando ci sono le manifestazioni pro-Pal che inneggiano alla distruzione dello Stato di Israele, il Pd non ha trovato modo di prendere le distanze e condannare i toni inaccettabili che sentiamo nei cori “Dal fiume al mare, Palestina libera”. Ci sono stati a livello locale esponenti del Pd che a quelle manifestazioni hanno partecipato e sono intervenuti, ritenendole cose normali. Con che faccia i dem partecipano a manifestazioni che dileggiano Liliana Segre? L’ambiguità c’è ed Elly Schlein continua a non dire nulla sulle manifestazioni violente».
Come giudica l’assenza della segretaria del Pd alla principale commemorazione del 7 ottobre, al Tempio maggiore di Roma?
«Secondo me doveva esserci. La leader del principale partito di opposizione che non prende parte alla commemorazione del più grande pogrom antiebraico dopo la Shoah fa capire molte cose. Ma il tema è che tutto il centrosinistra sembra non aver capito che il pericolo dell’antisemitismo oggi in Italia è ben più forte del pericolo del ritorno del fascismo. E lo dico da persona di sinistra».
Anche perché antisemitismo e violenza ideologica vanno insieme.
«Sono premesse l’uno dell’altro. Il rischio per le comunità ebraiche c’è: sono aumentati del 400% in un anno gli episodi di violenza verbale e fisica contro gli ebrei. Su questo mi sarei aspettato una grande mobilitazione della sinistra che invece manca del tutto».
L’imbarazzo è enorme, se la sinistra italiana non riesce a dire due semplici parole: solidarietà con Israele. Lo dico perché questo è il manifesto comparso in Germania a firma del Spd, il partito che dovrebbe essere il gemello tedesco del Pd. Quanta differenza, invece.
«Con semplicità tedesca, Spd dice quello che il Pd non riesce a dire. Mi viene da dire che la Germania ha fatto i conti con la storia, a differenza di quello che è avvenuto in Italia. Noi andiamo avanti con il mito degli “Italiani, brava gente”, parliamone…».
Il governo Netanyahu sbaglia, esagera nella risposta militare?
«A me il governo Netanyahu non piace troppo e certo lo si può criticare, ma chiarendo bene chi è l’aggredito e chi è l’aggressore. A me non va giù la doppia morale. Laura Boldrini chiede sanzioni su Israele ma sull’Iran non dice nulla. Scusate, ma chi è che finanzia il terrorismo di Hamas e di Hezbollah?».
I sensi di colpa dell’Occidente ricco, si dice…
«Ma appunto, di che cosa parliamo? Lo sdoganamento del termine “genocidio” proviene dall’ambiente dell’intellighentia di sinistra che non proviene dai centri sociali ma dagli attici della sinistra bene. Sono loro a voler far passare le vittime per carnefici. Inaccettabile».
Anche sulle tantissime israeliane stuprate dai terroristi di Hamas non hanno detto niente.
«Ed è incredibile. Le donne israeliane violentate sono diversamente violentate. C’è un cortocircuito incredibile del mondo femminista e Lgbt che sembrano non capire che Israele li rappresenta nei diritti e nella libertà, mentre Iran, Hamas ed Hezbollah sono i loro carnefici. Una gran parte della sinistra è innamorata dei carcerieri, vive una ininterrotta e agghiacciante sindrome di Stoccolma».
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