L'intervista
Eutanasia, parla Mina Welby: “Ognuno sia libero di scegliere”
Chi conosce Mina Welby sa che i suoi 83 anni non rappresentano affatto un ostacolo per portare avanti le battaglie che da anni conduce con l’Associazione Luca Coscioni. Tra gli amici è soprannominata affettuosamente ‘mina vagante’ perché è sempre in giro per l’Italia a sensibilizzare sul tema del fine-vita. Ieri l’abbiamo raggiunta telefonicamente mentre stava rientrando dalla Toscana, dove il Tribunale di Massa Carrara l’ha assolta, insieme a Marco Cappato, per aver accompagnato Davide Trentini a morire dignitosamente in Svizzera. Intanto all’indomani della assoluzione dei due esponenti dell’Associazione Luca Coscioni perché “il fatto non sussiste” (in relazione alla condotta di rafforzamento del proposito di suicidio) e perché “il fatto non costituisce reato” (per quanto riguarda la condotta di agevolazione dell’esecuzione del suicidio) – l’Associazione dedica proprio a Davide la vittoria ottenuta al Tribunale di Massa, ricordandolo con un suo video messaggio lasciato in eredità, all’indirizzo della politica. È stato registrato nel 2017, poche ore prima di ricorrere al suicidio assistito nella clinica svizzera. Queste le sue parole: «Spero che presto i nostri politici si diano una regolata. Andate e votate! Come dovete».
Mina, a chi dedica questa ‘vittoria’?
In particolare la dedico a mio marito Piergiorgio Welby che si è impegnato per il riconoscimento legale del diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico in Italia e per il diritto all’eutanasia. Lui voleva una legge. Poi la dedico a Giovanni Nuvoli, a Eluana Englaro e al suo papà, e a tutte quelle persone che fino ad oggi sono andate in Svizzera, specialmente a Dj Fabo. Il mio ultimo pensiero, ma non meno importante ovviamente, è per Davide Trentini e per tutti quelli come lui che purtroppo dovranno ancora recarsi fuori dal loro Paese per ricevere una morte dignitosa.
A proposito di legge, ormai è tempo che la politica si prenda la responsabilità di normare questa zona grigia? Ieri il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci in una lettera alla presidente del Senato Casellati ha chiesto di calendarizzare quanto prima i disegni di legge sul tema.
Faccio un appello alla politica affinché non si perda più tempo e non si attendano le sentenze per smuovere la situazione. Nelle commissioni giustizia e affari sociali alla Camera ci sono altre 5 proposte di legge oltre a quella promossa dall’Associazione Coscioni insieme a Radicali Italiani e altri. Vorrei che ne uscisse un testo unico da discutere in Aula. Ricordo a tutti che la nostra proposta di legge per l’Eutanasia Legale giace in Parlamento da quasi 7 anni. Fino ad ora cosa si è fatto?
Secondo lei i partiti dovrebbero lasciare libertà di coscienza ai deputati e ai senatori?
Certo, e chiedo ai capi partito di lasciare libertà di voto ai parlamentari. Nessun essere umano deve essere più costretto a emigrare e fare sacrifici per andare a morire lontano da casa.
Cosa la spinge ad aiutare queste persone? E come si concilia l’essere cristiana con la battaglia per il diritto ad una fine dignitosa?
Io rispetto il loro diritto di decidere per se stessi e per la loro salute, per il loro benessere. Ma soprattutto sono mossa da una grande compassione verso queste persone: se manca nella nostra società la capacità di capire gli altri e soffrire con loro c’è qualcosa che non funziona. Dobbiamo superare l’isolamento tra gli individui e imparare ad essere empatici. Essere cristiano significa essere sensibile alle necessità dell’altro: per questo anche ho accompagnato Davide Trentini; Marco Cappato era già indagato e se lo avessero fermato al confine chi avrebbe condotto Davide al termine del suo ultimo viaggio?
Fin quando non ci sarà una legge, continuerete a praticare la disobbedienza civile?
Io personalmente continuerò a dare informazioni a chi ne avesse bisogno per andare in Svizzera.
Ma se qualcuno le chiedesse di accompagnarlo in Svizzera lo farebbe di nuovo?
Per questo vorrei leggere prima le motivazioni della sentenza del Tribunale di Massa Carrara.
Come risponde a chi, come Alberto Gambino, presidente di Scienza e Vita, ha detto che «quando una autodenuncia termina con una assoluzione, evidentemente si è tentato di strumentalizzare un caso»?
Si tratta della stessa obiezione che muovevano ai radicali quando a chiedere una morte dignitosa era mio marito Piergiorgio. Ma siamo stati noi a strumentalizzare i radicali perché non avevamo altra porta per ottenere la morte assistita.
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