Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone potrebbe essere nuovamente sentito dal Consiglio superiore della magistratura a proposito della modalità di conduzione dell’indagine nei confronti di Luca Palamara. Fra i punti pochi chiari, il funzionamento a ‘singhiozzo’ del trojan inserito nel cellulare dell’ex zar delle nomine. Il Riformista ieri aveva riportato alcuni stralci della deposizione di Cantone a Palazzo dei Marescialli avvenuta a marzo dello scorso anno e rimasta fino all’altro giorno coperta dal segreto.

Rispondendo alle domande dei consiglieri, il procuratore di Perugia aveva ribadito la correttezza dell’operato dei suoi pm, in particolare circa la mancata registrazione della cena del 9 maggio del 2019 fra Palamara, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ed altri magistrati della Capitale, affermando che il trojan era stato programmato quel giorno per funzionare fino alle ore 18.00. “In alcuni articoli comunque si fa riferimento ad un incontro, ad una cena, del 9 maggio, alla quale assieme al dottor Palamara avrebbe partecipato il procuratore di Roma, in quel momento da poco in pensione, il dottor Pignatone e altri magistrati. Su questo lei è in grado di spiegarci se era stato programmato l’utilizzo del Trojan e quindi la registrazione anche per quelle ore in cui poi avvenne l’incontro?”, domandò Di Matteo. “Non era stato programmato … sono in grado di dirle che il trojan ha funzionato fino alle 16:53 di quella giornata”, aveva risposto Cantone. E ancora Di Matteo: “Ed era stato programmato che funzionasse più a lungo o no?”. “Fino alle 18:00”, replicò Cantone.

Una testimonianza non coincidente con le relazioni della società Rcs che aveva fornito al Gico della guardia di finanza il virus spia che infettò il cellulare di Palamara, trasformandolo in un microfono. L’8 maggio del 2019 il maresciallo del Gico Roberto D’Acunto programmò infatti il trojan per registrare il giorno successivo dalle 6 pomeridiane fino alle 11:59:59, cioè fino a mezzanotte. Il Riformista ha recuperato anche il verbale della testimonianza del 23 settembre 2020 nel procedimento disciplinare a carico di Palamara del maggiore Fabio Di Bella, uno dei superiori del maresciallo D’Acunto. “Abbiamo cercato sempre utilizzando le 5-8 ore che avevamo a disposizione di posizionare le registrazioni del trojan in più archi di giornate soprattutto la mattina presto laddove era possibile un incontro presso la scuola della figlia, l’ora di pranzo e le ore serali … Palamara era una persona che era solita intrattenersi fino a tardi la sera e incontrare diverse persone programmando quindi la registrazione nelle ore serali anche fino a tardi”, affermò Di Bella.

“La serata dell’8 maggio – aggiunse l’ufficiale delle fiamme gialle – noi mettiamo la registrazione dalle ore 19:00 alle ore 2:00 del 9 maggio … come ho detto prima rispecchiava quelle che erano le abitudini del dott. Palamara di intrattenersi con svariati soggetti fino a tarda sera. Tra l’altro … il 7 maggio noi programmiamo l’intercettazione ambientale fino a mezzanotte. Alle 23.50 interviene una telefonata tra Palamara e Lotito (Claudio, presidente della Lazio, ndr) … nella quale i due si sentono e concordano di vedersi di lì a poco. Ovviamente avendo programmato la registrazione fino a mezzanotte non prendiamo l’incontro”. Sulla programmazione intervenne però il maresciallo Orrea il 9 maggio 2019 alle ore 11.45, annullandola.

Orrea cambiò la programmazione fatta da D’Acunto con un’altra che anziché partire dalle 6 del pomeriggio del 9 maggio 2019 fino a mezzanotte sarebbe dovuta partire alle 2 di notte del medesimo giorno, quindi 9 ore prima rispetto a quando Orrea aveva fatto l’intervento. Tale evidente incongruenza logico-temprale (viene dato al Trojan ordine di partire non per un tempo futuro ma per un tempo già passato da nove ore) determinò l’annullamento della programmazione precedentemente disposta.
Al Csm il compito di capire il motivo di un errore così macroscopico.