L'intervista al boxeur di Verbania
Ivan Zucco “nel nome del padre”, il campione in ascesa nel pugilato italiano: “Voglio De Carolis, sono prontissimo”
Ogni volta, tutte le volte, prima di combattere, prima anche dello sparring, il rito: Ivan Zucco prende la collana d’oro che porta sempre con sé, la sfila e la mette al collo di Andrea Zucco. “Nessun altro deve toccarla, la possiamo tenere soltanto noi due”. Così per 16 volte da pugile professionista, tutte vittorie, 14 prima del limite. Ad aprile 2021 si era preso il titolo italiano nella categoria dei super medi contro Luca Capuano. Lo scorso 22 maggio, nel palazzetto di Verbania gremito, a metà del secondo round ha messo ko il serbo Marko Nikolic conquistando il titolo International della WBC. Ivan Zucco a questo punto della sua vita – 27 anni a ottobre – ha due cinture, un record ancora immacolato, una carriera in ascesa, una canzone che parla delle sue mani pesanti.
Che erano lì, a fremere e a scrutare il ring dall’area vip dell’Allianz Cloud per la Milano Boxing Night voluta da Matchroom-Dazn-OpiSince82 lo scorso 13 maggio. Più dei cinquemila arrivati a riempire ogni posto, più dei tifosi romani che hanno scatenato l’inferno, più dei rapper e dei calciatori a bordo ring era Zucco il più curioso di quello che sarebbe successo tra Daniele Scardina e Giovanni De Carolis per quello che è stato definito il match dell’anno. L’ex campione del mondo WBA ha demolito in quattro match il padrone di casa prendendosi a 37 anni un successo epico e un’opportunità unica. L’allenatore di De Carolis, Italo Mattioli, ha ipotizzato in un’intervista a Dario Torromeo un incontro con Zucco in autunno.
“A me farebbe solo piacere. Preferirei combattere con lui più che per il titolo europeo. Certo, non rifiuterei quest’ultimo, ma se fosse per me combatterei con De Carolis. È un pugile esperto che può farmi crescere. A lui ruberei proprio l’esperienza e la consapevolezza”. Niente di ufficiale, certo si viaggia sull’onda dell’entusiasmo della Milano Boxing Night che ha fatto respirare aria di grande pugilato come non succedeva da anni in Italia. “Dopo il match sono andato a fare i complimenti sia a Daniele che a Giovanni. È stato un evento bellissimo con un tifo assurdo. Qualcosa si sta muovendo nel mondo della boxe, se ne parla sempre di più. Incontrare e battere De Carolis sarebbe un passo importante per la mia carriera”.
Quando è cominciato tutto neanche può ricordarlo: perché è cominciata con la routine di Andrea Zucco che tornava a casa dalla palestra, la Società Boxe Verbania dove Ivan si allena tutt’oggi e dove Andrea fa da allenatore dopo una carriera stroncata. Aveva combattuto 108 match e poco più di vent’anni quando un’ipertensione arteriosa lo ha costretto all’angolo invece che al centro del ring. Era stato in Nazionale con Giovanni Parisi e Silvio Branco e aveva dovuto rinunciare al suo sogno di passare professionista. Ivan Zucco – diplomato in informatica, nessuna storia di periferia e di degrado sociale alle spalle come da cliché pugilistico – ha invece fatto il passo nel 2017 dopo un grave infortunio alla spalla che lo aveva costretto a fermarsi per un anno intero.
Prima, da piccolo, aveva provato con il calcio, il nuoto, il karate, il basket, il rugby. “Della boxe mi ha convinto che è uno sport individuale. Sono sempre stato competitivo, ho sempre voluto fare perbene le cose. Se io sono in una squadra e mi alleno e un altro non fa altrettanto magari si perde, e questa cosa mi fa arrabbiare. In uno sport individuale invece la responsabilità è tutta mia”. Sua soltanto, e non è questione di spavalderia: il campione non ha necessariamente la fiducia introiettata, di default. Anche quella, come la carriera, si costruisce. “Sto diventando più consapevole, la fiducia nei miei mezzi non ce l’avevo, la sto conquistando passo passo. E non sono neanche così individualista: ho bisogno di un team dietro che mi consigli. Tendo a programmare tutto, quello sì”.
Da dilettante una sessantina di incontri, una decina di sconfitte. L’esordio a 14 anni. “Il mio avversario ne aveva 15 se non ricordo male. Era un siciliano. Ci siamo dati tipo tre pugni, uno per round. Io gliene ho dati due, lui uno, e ho vinto io”. È diventato membro della Nazionale Italiana, vinto diverse cinture nella categoria élite, secondo al “Guanto d’oro” nel 2016. Quando ha vinto con Nikolic conquistando la sua ultima cintura dopo un ko devastante ha ricordato tutte le “botte prese” perché “in una carriera ci sono più bassi che alti. Per vincere un match devi superare sacrifici, decine di infortuni, liti, le botte sul ring negli sparring, sono mille cose e l’incontro è davvero l’ultima”.
Quando si è infortunato alla spalla ha imparato a godersi l’attimo, ha capito quanto sia difficile superare quel genere di momenti e quanto sia ancora più difficile ripartire. Nessun dramma però, niente di grave. Si sarà preoccupato forse di più il padre: maestro benemerito per la Federazione Pugilistica oggi ma pur sempre uomo e atleta con un sogno infranto alle spalle. “A ogni incontro è super teso – dice il figlio – Si rivede sicuramente in me sul ring. E io salgo sul ring anche per lui. C’è stato un periodo della mia carriera che ero arrivato a combattere solo per lui. Per lui e non per me, ed era controproducente. Abbiamo avuto anche nostri scazzi. Adesso lo faccio principalmente per me stesso: o lo fai così o meglio lasciar perdere. È uno sport troppo pericoloso”.
Zero scazzi ora. Zucco padre segue Zucco Figlio, e avanti. Nonostante il suo record il 26enne dice di non cercare il ko – “Mi hanno sempre insegnato che se lo cerchi alla fine lo subisci tu” – e se deve scegliere un atleta d’ispirazione quello è Saul Canelo Alvarez – stessa categoria. Non è ossessionato neanche dal record immacolato: “Tutti i campioni hanno avuto sconfitte. Credo che Floyd Mayweather Jr. abbia influito in questa tendenza ma non si vince sempre nella boxe come non si può sempre vincere nella vita”.
Pur non essendo mancino combatte in guardia sinistra, e non è sicuro sia un vantaggio come dicono in molti. Il rapper romano Massimo Pericolo gli ha dedicato delle barre. Alla Verbania Boxing Night dello scorso aprile il rapper lo ha accompagnato nella ring entrance. Al palazzetto c’erano anche Gué Pequeno e il campione olimpico e mondiale di bici Filippo Ganna. Da solo Zucco sta facendo salire la febbre per la boxe nella sua città. Tornerà sul ring presumibilmente in autunno. E se fosse per lui anche contro Scardina: “Mi fanno tutti questa domanda ma a lui credo che non l’abbia mai fatta nessuno. Io sì, ma non so se lui combatterebbe con me”. Con De Carolis potrebbe essere un altro match dell’anno. Sempre con lo stesso rito prima della campanella: alla collanina d’oro che Ivan Zucco lascia al padre Andrea sono appesi due guantini.
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