«Pal sei il re di Roma». Pal non è James Pallotta, fino al mese scorso l’italo-americano presidente della A.S. Roma, ma Luca Palamara, il signore indiscusso delle nomine al Csm. A pronunciare questa frase nell’estate del 2018 è il pm Marco Mescolini, nominato quell’anno, contro ogni previsione della vigilia, procuratore di Reggio Emilia. Mescolini, un giovane magistrato che ha appena raggiunto la quarta valutazione di professionalità e la cui unica esperienza significativa come pm è quella di essere stato sostituto nella città emiliana, ha sbaragliato la concorrenza di colleghi più anziani e blasonati che aspiravano a quell’incarico. Ad iniziare da Alfonso D’Avino, procuratore aggiunto a Napoli, che sarà costretto ad accontentarsi della Procura di Parma, una seconda scelta. L’autore del miracolo è sempre lui, Palamara, un tempo ras di Palazzo dei Marescialli, adesso indagato a Perugia per reati assortiti contro la Pa e scaricato da tutti i colleghi.
Nel 2017 la situazione per Unicost, il correntone di centro di cui Palamara è stato il capo supremo, in Emilia è drammatica. Area, il raggruppamento delle toghe di sinistra, sta facendo da tempo man bassa di incarichi. Le toghe di Unicost sono scoraggiate e rischiano di disertare le urne in vista delle elezioni per il rinnovo del Csm. L’alert viene lanciato dal pm di Bologna Roberto Ceroni, uno dei pretoriani di Palamara nella città delle due torri. Palamara, dopo aver ascoltato il grido di dolore del collega, accetta la sfida e decide di scendere in campo come solo lui sa fare. La “lista della spesa” è lunga.
Oltre a Mescolini, Ceroni indica un elenco di colleghi di Unicost che devono essere sistemati: Gianluca Chiapponi punta a diventare procuratore a Forlì, Stefano Brusati, presidente del Tribunale di Piacenza, Silvia Corinaldesi (che poi si candiderà al Csm, senza venire eletta, in segno di discontinuità con la gestione Palamara, ndr), presidente di sezione del Tribunale di Rimini, Lucia Russo, procuratore aggiunto a Bologna. «Si tratta di posti sui quali mi si chiede costantemente aggiornamento e che per noi rivestono importanza assoluta», scrive con tono fermo Ceroni. Palamara, da vero top player delle nomine, tranquillizza l’interlocutore, avvertendolo però che la battaglia a piazza Indipendenza sarà lunga e difficile. Non tutti i colleghi segnalati da Ceroni, pare, abbiano un cv all’altezza del ruolo a cui aspirano. «Dobbiamo blindare la motivazione, altrimenti rischia», scrive infatti Palamara a Ceroni riferendosi a Mescolini. «Orco boia!», gli risponde, da vero emiliano, Ceroni.
«Marco (Mescolini) lo sto blindando per Reggio Emilia (…) stesso discorso per la Russo che ha problemi», sottolinea allora Palamara. Come i veri fuoriclasse, Palamara prende i suoi colleghi per mano e li conduce alla vittoria. Cioè alla nomina tanto desiderata: solo Chiapponi alla fine resterà al palo. Mescolini, in tutto ciò, forse non fidandosi di Ceroni, inizia nel frattempo a stalkerare con i messaggi Palamara. L’ansia di non farcela è tremenda. «Quando puoi aggiornami… tanto io sono sempre in udienza con quel deficiente del presidente del tribunale (Cristina Beretti, ndr) che fissa pure il 3 aprile…. comunista….», gli scrive qualche mese prima di essere nominato. Fino al liberatorio: «Pal sei il re di Roma». La pubblicazione delle nuove chat di Palamara sta suscitando in queste ore un terremoto nella placida Reggio Emilia. L’attacco più duro è venuto da Sabrina Pignedoli, europarlamentare reggiana del M5s. «Schifo, ribrezzo e pena, sì forse è la pena che prevale per questi poveri mendicanti di incarichi», scrive Pignedoli in un post su Fb, domandandosi «che fine ha fatto quella frase utopica “la legge è uguale per tutti”?»
Marco Eboli, portavoce di Fratelli d’Italia a Reggio Emilia, ha chiesto invece le “dimissioni” per Mescolini. Ma che qualcosa di “anomalo” ci fosse nelle nomine dei magistrati emiliani negli ultimi anni era però già emerso. Giovanni Bernini, ex assessore di Forza Italia al Comune di Parma, prima che venissero pubblicate le chat di Palamara, aveva scritto nel 2018 un libro profetico dal titolo “Storie di ordinaria ingiustizia” in cui raccontava dettagliatamente la lottizzazione degli incarichi in Emilia.
Fabrizio Castellini, direttore della Voce di Parma, settimanale che da anni si interessa di queste vicende, interpellato al riguardo ha dichiarato: «Sono decenni che denunciamo inascoltati la spartizione fra le correnti dell’Anm degli incarichi nella nostra regione. Abbiamo anche fatto segnalazioni al Ministero della giustizia e alla Procura generale della Cassazione. Ovviamente è stato solo tempo perso». I nomi fatti da Ceroni, comunque, dovrebbero essere oggetto di valutazione ai fini disciplinari da parte della “task force chat” istituita dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi.
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