La due giorni di Noi Moderati, tenutasi all’hotel Marriott di Roma, ha rilanciato lo spazio politico del centro. Nell’ambito del centrodestra, ma con una peculiarità. «Siamo a un nuovo inizio», esclama Maurizio Lupi nel suo intervento conclusivo. Quarta gamba della maggioranza dal tasso di crescita a velocità doppia, Noi Moderati vive indubbiamente il suo momento. I nuovi ingressi parlamentari – Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace – vanno di pari passo con i recenti successi alle Regionali, con Noi Moderati che ha eletto almeno un consigliere e due in Liguria (dove la lista di Lupi e Toti ha superato il 9,5%).

La convention è stata la celebrazione pubblica di questa stagione promettente. E lo hanno sottolineato gli interventi: Giorgia Meloni si è collegata, così come Matteo Salvini. Ma se la prima investe nel progetto della quarta gamba moderata del centrodestra, la Lega aveva altre idee. Salvini puntava a una federazione strategica con l’Udc. Ultimo ma non meno importante, alla platea dei moderati ha parlato Antonio Tajani, che al momento di lasciare la sala è stato accompagnato da Maurizio Lupi in un gesto non solo di cortesia.

L’insidia

Tra FI e i centristi di Lupi c’è un rapporto duplice. Di prossimità e di consonanza, certo. Ma l’eccessiva collateralità può trasformarsi, in politica, in invadenza. Noi Moderati è diventato un soggetto attrattivo per i transfughi del vecchio Terzo Polo, ha svuotato Azione di Carlo Calenda, si fa insidioso per gli stessi azzurri. Da cui provengono molti, anche se non tutti. Maurizio Lupi non era forse stato responsabile organizzazione di Silvio Berlusconi? E Michaela Biancofiore, non era la plenipotenziaria azzurra per il Trentino-Alto Adige? E Michela Brambilla? E Mara Carfagna, non era a capo di Azzurro Donna? La lista sarebbe ancora lunga.

Quella che è stata sancita nel fine settimana di Noi Moderati è stata peraltro anche l’adesione alla stessa famiglia europea di FI, a quel Ppe il cui presidente europeo, Weber, sabato aveva confermato il pieno accoglimento dell’ingresso di NM nel principale gruppo dell’Europarlamento. Ma il fine settimana è servito anche a certificare l’acclamato ritorno di Giovanni Toti nel partito che aveva contribuito a fondare. Arrivando, sabato sera, l’ex governatore ligure era stato protagonista di una cerimoniosa rimpatriata, mettendosi a tavola nella cena di vertice degli ex di Coraggio Italia – la sua creatura – accanto a Lupi, Ilaria Cavo, Pino Bicchielli, Mariastella Gelmini e Alessandro Colucci. Toti, acclamato dal palco, ha parlato di «grande emozione per essere qui». E dopo di lui Saverio Romano, che ha ricordato la storia e la forza del moderatismo italiano e ha insistito sull’identità del centrismo popolare e liberarle, europeista e atlantista, non risparmiando qualche bacchettata a Salvini, come sull’Ucraina.

Poi Romano dal palco va oltre e anticipa che il partito sarebbe in procinto di rivedere i ruoli dei capigruppo. Per quello al Senato, si parla di Mariastella Gelmini, che andrebbe a sostituire Michaela Biancofiore. Su questo punto sembra che a breve ci saranno sviluppi. Biancofiore, a quanto risulta, non sarebbe stata neanche invitata all’evento nazionale di Roma. Più che una gaffe, una estromissione su cui fare luce. Si dice sia vista, più che una moderata, come una meloniana. E viene da chiedersi se davvero il disegno di Giorgia Meloni sia quello di far crescere i moderati nell’area di confine del perimetro della coalizione o se sia invece, in prospettiva, quello di farne un satellite più vicino a FdI. Gelmini non conferma la promozione sul campo, che sarebbe una voce dal sen fuggita, ma è visibilmente soddisfatta: «Si apre oggi una nuova stagione per il centro – dichiara dal palco – e per tutte le forze politiche che si richiamano agli stessi ideali politici e sociali».

Anche per Mara Carfagna si prospetta un ruolo di primo piano nel prossimo futuro, e sin d’ora un ampio consenso, caratterizzato da ripetuti applausi a scena aperta durante il suo intervento, che per la cronaca era l’ultimo, prima delle conclusioni di Lupi. Accorgimenti di scaletta che indicano come le novità nell’area centrista non siano finite qui. «Oggi siamo la quarta gamba, domani chissà. La terza, la seconda… Chi può dirlo?» dice scherzando Maurizio Lupi. Poi si fa serio quando ammonisce: «Non chiamateci cespugli, tutti gli alberi prima di crescere sono piante basse». D’altronde i cespugli non vanno sottovalutati. Alice, nel capolavoro di Lewis Carroll, entra in un mondo nuovo proprio guardando sotto a un cespuglio.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.