Responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante, limitazione alla custodia cautelare, abrogazione della legge Severino, abolizione dell’obbligo della raccolta firme per i magistrati che vogliano candidarsi al Csm, diritto di voto per i membri non togati nei consigli giudiziari: sono questi i sei quesiti referendari sulla giustizia promossi dal Partito Radicale insieme alla Lega che verranno depositati domani in Corte di Cassazione.

Sono stati presentati ieri in una conferenza stampa a via di Torre Argentina alla presenza di Maurizio Turco, Segretario del Partito, della Tesoriera Irene Testa, di Giuseppe Rossodivita, presidente della Commissione giustizia del Partito, e del leader della Lega Matteo Salvini. «Non è la prima campagna referendaria per noi – ha detto Turco – ma stavolta la portiamo avanti con una grande forza politica che difenderà in Parlamento la volontà popolare». Il riferimento è al fatto che nonostante nel 1987 l’80,2% degli italiani votò a favore del quesito referendario sulla responsabilità civile dei magistrati, il Parlamento, con la legge 117 del 1988, tradì la decisione popolare «sotto dettatura della magistratura» come ha sottolineato l’avvocato Giuseppe Rossodivita nel ricordare le parole del Ministro Vassalli in un convegno poco prima della sua morte.

«La legge non è uguale per tutti – ha detto Salvini – In Italia qualsiasi lavoratore che sbaglia paga, tranne i magistrati», ma precisa che «non è un referendum contro i magistrati, noi vogliamo portarlo avanti con la magistratura, con gli avvocati, con la parte sana della giustizia che rappresenta il 99 per cento del totale». Dunque, ha proseguito il segretario leghista, «questo referendum è un aiuto e uno stimolo al Governo e al Parlamento e chi pensa che questo sia un problema, come ho sentito dire giorni fa, si sbaglia. La volontà popolare non può essere un problema. Qualcuno ci ha insegnato che la democrazia diretta si fa tramite clic, invece per me è libertà e partecipazione diretta e cito Gaber». Per Testa «da oltre 30 anni il Partito Radicale chiede alla politica una riforma della giustizia. Il Parlamento in questi anni non ha trovato il coraggio di fare questa riforma, oggi la rivendica, anzi ci viene a dire che il Parlamento è sovrano e che la riforma della giustizia deve farla lui. Ben venga, ma noi nel frattempo abbiamo deciso, insieme a Matteo Salvini, di farla fare a 500mila italiani». Ma vediamo nel dettaglio i quesiti.

Responsabilità civile dei magistrati: la norma vigente prevede che il cittadino danneggiato non può chiamare direttamente in causa il magistrato ma può rivolgersi allo Stato, il quale poi, in caso di esito positivo, si rivarrà (in parte) sul magistrato. I proponenti invece chiedono l’eliminazione di questa preclusione e la possibilità per il cittadino di chiedere il risarcimento dei danni direttamente al magistrato.

Separazione delle carriere: la conseguenza dell’eventuale approvazione del referendum sarebbe che il magistrato, una volta scelta la funzione giudicante o requirente all’inizio della carriera, non potrebbe più passare all’altra e viceversa.

Custodia cautelare: l’obiettivo del quesito è limitare il carcere preventivo ai soli reati gravi. Attualmente migliaia di cittadini vengono arrestati e restano in carcere in attesa di processo per mesi, anni in condizioni incivili. Lo strumento della custodia cautelare da istituto con funzione prettamente cautelare si è trasformato in una vera e propria forma anticipatoria della pena, in palese violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza. I promotori chiedono che venga abrogato il comma 1, lettera c) dell’articolo 274 del codice di rito che prevede l’applicazione della custodia cautelare in carcere in caso di pericolo di reiterazione del reato.

Abrogazione della Legge Severino: il referendum intende abrogare tutto il decreto legislativo in modo che non ci sia nessun automatismo per quanto riguarda i termini di incandidabilità, ineleggibilità, decadenza per parlamentari, consiglieri, governatori regionali, sindaci, amministratori locali. Così facendo si lascia ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare anche l’interdizione dai pubblici uffici.

Abolizione raccolta firme lista magistrati: oggi un magistrato che vuole candidarsi al Csm deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme, aderendo ad una delle correnti della magistratura. Attraverso il quesito si intende abrogare questo vincolo delle firme, e dunque l’obbligo di iscriversi a una corrente, tornando alla legge del 1958 che prevedeva che tutti i magistrati potessero proporsi come membri del Consiglio presentando semplicemente la propria candidatura.

Consigli giudiziari: l’abrogazione della norma darebbe la possibilità agli avvocati e ai professori universitari membri dei mini Csm distrettuali di esercitare il diritto di voto sulle valutazioni professionali dei magistrati.

Il primo week-end di mobilitazione sarà quello del 2-4 luglio: occorre raggiungere mezzo milione di firme entro settembre. Dal punto di vista logistico, per la raccolta firme, ha detto Salvini «800 sindaci e circa 5000 amministratori comunali in Italia saranno mobilitati. Saremo in tutte le località di villeggiatura, dalle Alpi a Lampedusa, Ferragosto compreso». E ha concluso: «Questa è una bellissima giornata per la democrazia. Non è un giochino politico ma una opportunità per tutti i partiti. Mi hanno scritto esponenti del Pd e anche dei 5 Stelle che mi hanno detto “A titolo personale firmerò”. Spero che si abbattano le divisioni politiche».

Secca la replica di Mario Perantoni (M5s), presidente della commissione Giustizia della Camera: «Il referendum sulla giustizia nelle forme in cui viene proposto è una evidente arma di distrazione. Dai quesiti si comprende solo che si vorrebbe imbrigliare la magistratura, vecchio tema caro alle forze politiche che fanno del garantismo opportunista un cavallo di battaglia per limitarne l’indipendenza». Giunge immediatamente la controreplica di Turco e Testa: «Perantoni evidentemente non conosce la Costituzione e i suoi atti preparatori, anche perché non si conoscono altre forme di proporre il referendum che non siano quelle che stiamo rispettando con Matteo Salvini e la Lega. C’è però un particolare che avvalora che il M5S ha cambiato anima: usa gli stessi argomenti che usavano i comunisti negli anni ‘70 e ‘80 contro i referendum radicali. E tutto torna. Come si cambia per non morire».