Sardegna nell’incertezza tra invasione di pale eoliche, transizione energetica e ricorso contro l’autonomia: il risiko per Todde

Un risiko infinito e rischioso. Su più fronti, con la pelle del milione e mezzo di residenti che rosola tra le incertezze. La Sardegna affronta un invasore armato di pale eoliche alte 300 metri. Ma fa i conti con una transizione energetica inevitabile. La Giunta regionale? Deve operare – in fretta e per bene – anche su capitoli quali autonomia differenziata, sanità, trasporti e siccità. Ci sarà da aspettare. Il tutto mentre la presidente Alessandra Todde segue il contest grillino tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Ma ai sardi preme altro.

Il Far west che ipotizza giganteschi “aerogeneratori” conficcati in mare tra Alghero e Tharros – tra i progetti presentati al ministero dell’Ambiente, ci sono anche Bosa e S’Archittu – ha solide contrapposizioni. Anche perché a Roma non hanno fermato le richieste. Ed entro il 4 settembre, come scrive l’Unione Sarda – il gruppo editoriale procede ventre a terra sul tema – dovranno esserci le “osservazioni-opposizioni”. Ovvero, come si punta a bloccare le operazioni delle multinazionali. Business che scorda storia, tradizioni e bellezze naturali. Per dire, nelle acque del Sinis sono segnalate 32 pale. Sono 66 con quelle della Riviera del corallo. In tutto mille megawatt, energia che basta a un milione di persone.

La presidente non molla. “Nessuno vuole gli impianti di fronte al Colosseo. Noi non li accettiamo nel Supramonte o al compendio nuragico di Barumini”, il mantra quotidiano. Intanto l’assessore all’Urbanistica, Francesco Spanedda, ha incontrato i Comitati anti-speculazione energetica. Si dibatte sui 6,2 gigawatt di potenza installabile “imposta dal governo e accettata senza obiezioni dalla Regione”. Da qui, la legge di iniziativa popolare “complementare al nostro lavoro. Le posizioni dei Comitati e della Giunta – spiega Spanedda – convergono su tutela del paesaggio e del territorio”. Basterà per sopire dubbi e proteste?

Nel frattempo anche la Procura di Cagliari ha aperto un fascicolo su Tyrrhenian Link, cavo sottomarino che collegherà Sardegna, Sicilia e Campania, 970 chilometri di lunghezza e una potenza di 1000 Mw e impianto eolico in realizzazione a Villacidro, con proteste e fermi dei manifestanti all’arrivo delle pale al porto di Oristano. Insomma, nell’isola si balla. I sostenitori della proposta di legge popolare “Pratobello 24”, migliaia le firme raccolte contro la speculazione energetica, sono al lavoro. E l’opposizione rilancia la condivisione con le municipalità. “La Cabina di regia per l’individuazione delle Aree idonee include l’Anci. I rappresentanti dei territori – dice il consigliere regionale e sindaco di Sanluri, Alberto Urpi – devono essere coinvolti fin dal via”.

Dall’energia selvaggia alla trappola dell’autonomia differenziata. “La legge Calderoli? Favorisce le Regioni ricche. Il Nord – ha detto Alessandra Todde, formalizzando il ricorso da 55 cartelle alla Consulta – è più ricco grazie ai soldi di tutti gli italiani. La spesa storica permetterebbe loro di spendere di più. Ma è ingiusto e lede il principio di uguaglianza”. La notizia? Le firme per il referendum abrogativo hanno superato il quorum di 500mila. “Incomprensibile! Faremo valere i nostri diritti”, tuona il presidente del Veneto, Luca Zaia. Il match è aperto.