“Ridateci il nostro piccolo Domenico“. È questo l’appello disperato di mamma Morena a pochi giorni dell’udienza del processo in Appello che stabilirà le sorti del bambino, se sarà affidato a una nuova famiglia o potrà tornare dalla sua. Oggi Domenico ha soli 3 anni e da due vive in una casa famiglia lontano dai suoi. Morena ha affidato Domenico ai suoceri, Raffaele e Maria Bocchetti, già pochi giorni dopo la sua nascita. La storia d’amore tra Morena e il suo compagno, era sempre stata travagliata, fatta di urla e liti. Poi nel 2018 il padre del piccolo, in un raptus accoltellò la donna e subito dopo il bimbo è stato tolto alla famiglia dagli assistenti sociali e dato in custodia a una casa famiglia. Il compagno sta scontando una pena in carcere, e del piccolo, ospite in una casa famiglia, i familiari non hanno più notizie.
“Mi fu sospesa la patria potestà per il trauma che avevo subito dopo la coltellata – racconta Morena che è distrutta dal non sapere più nulla del suo piccolo – Ora voglio che Domenico torni a casa o con me o con i miei suoceri che lo hanno sempre amato e coccolato come se fosse un principe. Gli hanno sempre dato un amore incondizionato”. Il papà del bambino deve scontare 7 anni di carcere ma la sua famiglia assicura che, quando tornerà in libertà, non tornerà sotto lo stesso tetto e che anzi, si sottoporranno volentieri anche a un tutoraggio per il bene di Domenico. “Quello che ha fatto il mio ex non è giustificabile – dice Morena – ma sono certa che non farebbe mai del male al bambino”.
Non si da pace mamma Morena, come la famiglia Bocchetti, nonni e zii compresi. La loro casa è piena delle sue foto e dei suoi giochi: continuano a sperare che il piccolo ricompaia da un momento all’altro e che la prossima udienza dinanzi alla Corte d’Appello del 18 settembre possa definitivamente riportarlo a casa. “Assistenti sociali, maestre, persone del quartiere hanno testimoniato sempre che i miei genitori erano nonni amorevoli – racconta Salvatore, lo zio di Domenico – poi ci è stato detto che erano persone fragili, per cui gli è stato tolto l’affidamento. Ma non è così, noi possiamo tenerlo con noi”. “Non siamo brutte persone – continua Morena – non siamo drogati o malavitosi. Perchè non ridarci il bambino? Va bene se torna da me o dai nonni, perchè stare da una famiglia di sconosciuti?”.
“Dopo quello che è successo a Bibbiano – continua Morena – non mi dò pace. Lontano da Domenico e senza sapere nulla di lui stiamo sopravvivendo, non viviamo più. Chiediamo di metterci alla prova: mettessero un assistente sociale per 24 ore sempre con noi per capire quanto amore possiamo dare”. Il peggio è che nessuno dei familiari ha più notizie del bambino da due anni: “Sappiamo dove si trova ma non possiamo guardarlo nemmeno da lontano e non ci vogliono dare nessuna informazione su di lui, nemmeno se sta bene, se mangia, cosa fa”. Ora attendono con il fiato sospeso il giorno della sentenza che potrebbe stabilire definitivamente che Domenico deve essere affidato a persone estranee alla famiglia.
Tutta la comunità di Chiaiano, dove risiede la famiglia Bocchetti, si è stretta intorno a mamma Morena, ai nonni e gli zii che chiedono a gran voce ai giudici di osservare con attenzione il loro caso e a rimediare a quella che sembra un’ingiustizia di cui sta soffrendo tutta la famiglia. Anche il parroco ha scritto una lettera accorata ai giudici: “Quello che io e la mia comunità non riusciamo a spiegarci è l’accanimento e la rigidità nell’attuazione di regole che impediscono da più di un anno il ricongiungimento anche se solo per brevi lassi di tempo di Domenico coi suoi congiunti”.
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