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Addio alle armi

Studente e social media manager
Addio alle armi

Ieri nemici, oggi amici. Questa è la perfetta descrizione delle forze politiche che si sono trovate quasi costrette dall’appello del capo dello Stato ad appoggiare il Governo Draghi. Il nuovo esecutivo deve rispondere alle inefficienze che il governo Conte gli ha lasciato in eredità: la nuova stesura del piano italiano per il Next Generation Eu, la riorganizzazione del piano vaccini, le numerose crisi aziendali e un fardello di più di 500 decreti attuativi non realizzati. Su tutti i fronti questo governo deve correre.

C’è da dire inoltre che la crisi innescata dal senatore e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che in un primo momento poteva sembrare incomprensibile, appare ora molto utile per le sorti della nazione. Andrebbe ringraziato per questo capolavoro politico che permette all’Italia di ripartire. Non sarà forse il governo dei migliori (bisogna tenere conto che, come scriveva qualche giorno fa Concita De Gregorio sulle pagine di Repubblica, ogni rappresentante politico presente nel governo è stato scelto da elettori che si sono sentiti rappresentati da loro), ma è sicuramente il governo migliore che l’Italia oggi potesse avere. L’eterogeneità della maggioranza e le nomine che saranno fatte direttamente dal premier Draghi senza l’influenza delle forze politiche porteranno a scelte mirate con l’esclusivo interesse di tutelare l’Italia e gli italiani.

D’altra parte il precedente esecutivo non era più all’altezza di gestire una situazione così complessa. Lo dimostrano i fatti: campagna di vaccinazione a rilento, ristori che non arrivavano, tante infrastrutture da sbloccare, una riforma della giustizia bloccata e il piano del recovery fund da presentare all’Europa carente in molte parti. Si potrà dire che è facile criticare dal proprio divano mentre dovevano gestire un paese immerso in una pandemia: certamente, ma le possibilità di fare meglio c’erano eccome. A partire dai molti progetti presentati dalle opposizioni e da alcune nomine che potevano essere migliori. Basta pensare alla figura del commissario Arcuri, subito sostituito dal premier Draghi, che fra l’altro sta scrivendo da capo tutto il piano italiano per il Next Generation EU. Forse allora non era tutto perfetto.

Comunque la nascita del nuovo governo ha portato una mutazione del quadro politico: proviamo a vedere cosa succede insieme in pochi semplici punti.

  1. Il centro-destra: Nel centrodestra sono due le conseguenze rilevanti portate dal governo Draghi. Berlusconi, che era quasi scomparso, ha acquisito nuovamente un ruolo importante, ottenendo tre ministeri abbastanza di peso e riuscendo a convincere la Lega ad entrare nell’esecutivo. Meloni sceglie invece di non prendere parte al governo: rimane all’opposizione dove ha ampi margini di crescita, potendo riuscire a strappare parte dell’elettorato a Salvini, entrato in maggioranza. Nella lega prevale la spinta europeista e atlantista, ovvero la corrente di Giorgetti, numero due della Lega. È stato lui a convincere Salvini della “svolta europeista”, soprattutto in un’ottica di futuro governo, che dovrà per forza dialogare con l’UE.
  2. Il centro-sinistra e il Movimento 5 stelle: Nel PD e nel M5s regna il caos più totale. Entrambi sono ostaggio delle varie correnti e tentano, insieme a LeU, di costituire un’alleanza per le prossime elezioni. Forse bisogna che prima risolvano le questioni interne, pensando poi a fare politica. Italia Viva, che ha fatto sì che nascesse questo governo, va invece per un’altra strada non volendo un accordo strutturale con il Movimento, da sempre combattuto da Renzi. Punta così a costruire un polo moderato al centro per il liberal democratici e riformisti, e spazio ce n’è. Resta l’incognita Conte che, dopo aver cercato di rimanere al suo posto dandosi alla caccia di presunti “responsabili” in Senato, svolgerà un ruolo chiave nel M5s (di fatto ne è il nuovo capo politico) e per l’alleanza con il PD e LeU. Forse le decisioni della sinistra non saranno più prese con i gazebo e le primarie, ma tramite la piattaforma Rousseau, in stile Grande Fratello. Dobbiamo vedere cosa vorrà fare Enrico Letta alla guida del PD dopo le dimissioni di Zingaretti. Per ora sembra confermare la linea dell’ex segretario, con la differenza dell’essersi imposto nella nomina dei nuovi capigruppo donne alla Camera e al Senato.
  3. Italia più forte in Europa e nel mondo: Sicuramento i pilastri di questo governo sono i valori dell’europeismo e dell’atlantismo, a dispetto di chi voleva uscire dall’Europa e di chi andava ad incontrare i Gilet Gialli. L’Italia sarà presto alla guida del G20 e sarà fondamentale nella lotta al cambiamento climatico con Inghilterra e USA. Mario Draghi, stimato da molti altri leader europei e non solo, rappresenterà molto bene il nostro paese ai tavoli internazionali. L’Italia può ambire a un ruolo di vero prestigio in Europa: non dimentichiamoci che alla fine dell’anno Angela Merkel non sarà più alla guida della Germania e allora l’Italia, con Draghi premier, può ambire a “sostituirla” e a mettersi al piano della Francia. Un’occasione da non perdere.

L’effetto Draghi sull’economia e sulla politica è stato immediato. Tutto ha iniziato a cambiare (la nomina di un grande generale come commissario straordinario all’emergenza al posto di Superman-Arcuri è già un segno) e molto ancora cambierà. Ma Draghi è già una vittoria per l’Italia.

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