Se alla giustizia italiana si può imputare lo smarrimento della certezza del diritto unitamente all’irragionevole durata dei processi, certamente non è possibile imputarle scarsa sensibilità ecologica. Ma Ultima Generazione, imbrattando il palazzo del Ministero della Giustizia, sembra ignorare la storia della giurisprudenza ambientale.
Per svariati decenni molti giudici hanno interpretato estensivamente l’articolo 9 della Costituzione italiana – inizialmente riferito solo alla tutela del “paesaggio” – come un articolo a tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Ben prima della legge costituzionale 1 del 2022, con cui è stato specificato che la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni, molti giudici hanno richiamato l’articolo 9 per i risarcimenti dei danni ambientali nei processi civili.
Persino in materia penale dove vige il principio costituzionale di stretta legalità, affinché a stabilire cosa sia delittuoso non siano i giudici ma la legge e solo la legge approvata dai rappresentanti del popolo in Parlamento, la giustizia italiana ha spesso preferito la tutela ambientale. Ciò pur in assenza di una legge sugli ecoreati. Prima dell’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel 2015, infatti, quando ancora il disastro e l’inquinamento ambientale erano illeciti amministrativi, molti giudici (non tutti) hanno interpretato il c.d. “disastro innominato” dell’articolo 434 del codice penale come una norma a protezione dell’ambiente. Questo dimostra la sensibilità ecologica della giustizia italiana.
Malgrado i giudici siano connessi al CSM quale organo di autogoverno della magistratura, l’atto vandalico d’imbrattare con il carbone vegetale nero la facciata del Ministero della Giustizia – non un ministero qualsiasi – mostra un’evidente provocazione alla giustizia italiana (per di più con una rivendicazione che cita l’articolo 9 della Costituzione).
La stessa giustizia che al di là dei metodi sostanziali, più o meno garantisti, non ha mancato di tutelare l’ambiente. Ma i metodi e i modi, si sa, non sono mai stati il forte di Ultima Generazione. Forse servono più lezioni di storia, oltre che di educazione civica, a quei ragazzi.
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