Quando nel marzo del 1797 George Washington passò il testimone a John Adams, il commento di Thomas Jefferson fu “Da questo momento in poi, il Presidente degli Stati Uniti sarà semplicemente il leader di un partito”. Un tributo alla statura ineguagliabile di Washington. Questa visione della presidenza non è mai stata così evidente come nel marzo di 228 anni dopo, quando Donald Trump tiene il suo discorso al Congresso: in quella occasione è stato il presidente degli adoranti Repubblicani, e gli accigliati Democratici, senza un capo riconosciuto, sono apparsi utili solo a fare da contraltare. La sua visione per l’America è stata, come sempre, grandiosa e dispotica: “Questa sarà la nostra epoca più gloriosa; con l’aiuto di Dio, nei prossimi 4 anni, condurremo questa nazione ancora più in alto e forgeremo la civiltà più libera, progredita, dinamica e potente mai esistita sulla faccia della Terra.” Un primato lo ha sicuramente ottenuto: il suo è stato il discorso più lungo della storia, al quale i Democratici non hanno mostrato alcun interesse, e mentre Trump stringeva mani e baciava i ‘suoi’ sono rimasti in piedi o seduti rivolgendogli la schiena.
Ma Trump questo silenzio, questa indifferenza, se le aspettava eccome, ed è arrivato pronto ad usarla contro di loro: “Questo è il mio quinto discorso al Congresso e, ancora una volta, guardo i Democratici di fronte a me e mi rendo conto che non esiste nulla che possa dire per renderli felici, farli alzare in piedi, sorridere o applaudire.”
E mentre i Repubblicani scandivano all’unisono ‘U-S-A’ o ‘Tru-mp’, i Democratici si sono presentati come un’opposizione confusa, petulante e soprattutto non coesa. Alcuni sventolavano foglietti con scritto sopra ‘Falso’ o ‘Salviamo il Medicaid’, altri sono usciti indossando magliette con la scritta ‘Resistere’ sulla schiena. Uno è stato espulso per aver cercato di zittire Trump, e in pochi hanno applaudito, debolmente, quando il presidente ha annunciato che il Pakistan aveva consegnato il terrorista responsabile dell’attacco che aveva ucciso 13 soldati americani nel 2021, in Afganistan.
Per spezzare una lancia a favore dei Democratici, bisogna ammettere che Trump li stava provocando con le sue vanterie. L’apoteosi l’ha raggiunta quando ricordava che in ‘molti’ avevano detto che il primo mese della sua presidenza fosse stato il migliore di tutta la storia americana. E aggiungeva “E sapete cos’altro rende tutto questo ancora più impressionante? Che il secondo in graduatoria sarebbe George Washington.” La replica al discorso di Trump è stata affidata alla neoeletta senatrice del Michigan, Elissa Slotkin, ex analista della CIA, soprannominata l’Heidi del Midwest. Presentata come la “stella nascente” che “offrirà una visione audace di speranza, unità e un futuro più luminoso per tutti, non solo per i pochi ricchi al vertice”. Slotkin ha colto l’occasione per “mettere le carte in tavola” con l’opinione pubblica “su ciò che sta realmente accadendo nel nostro Paese”. Ha parlato di economia in termini molto semplici, evidenziando che “gli americani hanno detto a chiare lettere che i prezzi sono troppo alti e che il governo deve essere più attento alle loro esigenze.” Un messaggio che potrebbe funzionare se i prezzi continueranno a salire e se i Democratici ritroveranno la loro unità, un leader, e soprattutto un programma credibile da sottoporre agli elettori.
La sua replica arriva in un momento in cui i democratici stanno lottando per presentare una strategia di opposizione unitaria a Trump.
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