Come ultimo regalo di quest’estate ormai agli sgoccioli, prima di riprendere con le consuete riflessioni sulla cronaca quotidiana legata al mondo femminile, vi porto con me in un viaggio immaginario sulla costa nord orientale della Sicilia, tra Catania e Messina, lì dove, a metà strada tra tornanti e ripidi affacci, svetta quella perla che è Taormina, una borgata di casette di lusso ostaggio di un turismo continuo, 7 giorni su 7, tutti i mesi dell’anno. Una cittadina abbarbicata sulla vetta del Monte Tauro a 200 metri sul mare ai piedi del più suggestivo dei teatri greci antichi che, posto in uno dei punti più alti, incornicia perfettamente la luna che illumina tutta la baia sottostante.
Quando il paesaggio si sviluppa in verticale ed è così ripido e scosceso, merita essere esplorato in tutta la sua altezza partendo dalla base ove ci sono piccole e strette baie di acqua blu cobalto che guardano lei, l’Isola Bella, un piccolo isolotto di scogli con una scarna costruzione adornata di luci che nella notte pare essere un Presepe.
Se la testa in vetta è vanitosa e mondana, le baie in basso sono ruvide e misteriose, ricche di grotte dove i giovani Taorminesi, probabilmente in anni in cui non era esploso il turismo dei giorni nostri, si rifugiavano per amare di nascosto le loro donne.
Già li immagino questi bei ragazzi siciliani che, con barchette di legno consunto e in gran segreto, complice il buio , remavano il mare nero della notte per poi rintanarsi con la loro amata nelle cavità degli scogli e fare l’amore al solo chiaro di luna.
Che atmosfere di altri tempi fatte di pudore e di ardore, di emozioni vivide sotto le rigide regole, di semplicità delle emozioni e di superstizioni per onorare la fertilità (si narra che nella grotta dell’Amore ci andassero gli sposini la prima notte di nozze come benaugurante per avere poi tanti bambini).
Vivere il mare di Taormina è una vacanza nella vacanza, un viaggio fra la destrezza marinara delle genti del posto conoscitrici del mare, delle sue correnti, delle secche, degli scogli e, ancora più sotto, del mondo sottomarino che, dallo scuro della roccia, si apre in spazi azzurri che paiono acquari.
E poi pesci, pesci ovunque, stelle di mare dal rosso intenso, ricci grandi e ispidi, murene che fanno capolino dalle loro tane poste proprio sul fondale.
Una ricchezza di biodiversità, di profumi e di colori che si incastonano come gioielli in una vita semplice, lenta, di un vivere sempre più scarno via via che ci si allontana dal centro turistico raggiungendo gli altri paesi della costa ai piedi dell’Etna che è lì, austero ed enigmatico, come un fumatore instancabile che controlla tutto dall’alto dei suoi 3000 metri.
Non ne avrei potuto ammirare e sintonizzarmi con tanta bellezza se non fossi stata accompagnata dalle tante storie narratemi dagli stupendi padroni di casa del Palazzo storico Nicotra a Riposto, dove ho alloggiato, e dalla gente tutta che con generosità e abbondanza si è donata in racconti e confidenze.
Un viaggio spazio-tempo fatto e da fare col cuore.
© Riproduzione riservata
