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L’uomo della provvidenza

L’uomo della provvidenza

Una democrazia che ha bisogno dell’uomo della provvidenza non è ancora così solida come la si vorrebbe. È una riflessione che emerge dall’intervista allo scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco per la testata mensile di Telos A&S PRIMOPIANOSCALAc.

Buttafuoco, con il suo linguaggio sempre immaginifico, con la sua mente affilata come un bisturi, chiama questo processo “ducizzazione”, un neologismo che sintetizza il desiderio dell’uomo forte che risolve tutti i problemi del Paese, “reso duce” malgrado non sia minimamente questa la sua intenzione e la sua vocazione. In questo processo, oggi, Mario Draghi diventa il jolly che “dove lo metti sta”. Nell’immaginario, risolve i problemi come il salvator mundi: “pronto per qualunque evenienza: può fare il Presidente della Repubblica, può fare il Presidente del Consiglio anche se sembra quasi un peccato perché ha una scadenza immediata”. Lo stesso sentimento è stato rivolto a Giuseppe Conte “poi dimenticato e scaricato una volta spenti i riflettori”. Una prova che l’impulso ducizzante è slegato dalla persona, mentre subisce il fascino della provvidenza, come se i problemi potessero essere risolti dal potere decisionale di un solo uomo.

Nel suo arguto libretto “Istruzioni per diventare fascisti” (Super ET Opera Viva), Michela Murgia pubblica il Fascistometro, un questionario per valutare il grado di predisposizione al fascismo. Chiede ai lettori di spuntare, in una lista, le affermazioni che sembrano loro maggiormente di buon senso. Al punto 4 troviamo “Basta partiti e partitini”, al punto 12 “L’Italia è un Paese ingovernabile” e al 63 “Ci vorrebbe il presidenzialismo”.

Non fa una piega. Meno partiti, associazioni, aziende, lobbisti (è il mio caso!) devi consultare, più sono rapide le decisioni. Però quando le decisioni prese non ti piacciono e non ci puoi fare nulla, allora è lì che apprezzi la democrazia. Malgrado le sue lungaggini.

 

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