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Natale senza Gesù è come una festa senza il festeggiato: quando vale tutto

Avvocato, Giornalista Pubblicista e Presidente "Consiglio per la Parità di Genere"
Natale senza Gesù è come una festa senza il festeggiato: quando vale tutto

Come ogni anno torna il Natale e insieme ad esso tornano le solite varianti creative del Presepe.

Chissà perché a questa grotta scalcagnata, con il piccolo Gesù Bambino infreddolito al centro, proprio stiamo diventando allergici tanto nelle nostre case (troppa fatica pare, ignorando che esistono anche quelle mignon e già fatte), tanto nei luoghi pubblici. Una sorta di dissacrazione del giorno del Natale o, detto in altre parole, una sorta di festeggiamento senza festeggiato come un compleanno senza la persona che compie gli anni o un anniversario senza gli sposi.

Ci siamo tenuti la festa e abbiamo buttato il motivo.

Fa quasi ridere a pensarci se non fosse una constatazione amara. Soprattutto perché dissimuliamo la festa tramutandola (da anni) in quello che non è: la festa dei regali anziché la nascita di Cristo, colui che per i Cristiani ha portato la salvezza eterna (e scusa se è poco) .

E così i centri commerciali sono pieni e i luoghi di preghiera vuoti. Sa va san dir.

Dopo la commercializzazione del Natale, poi, sono arrivati loro: quelli che si sentono migliori degli altri, che non è vero che siamo tutti degli avidi consumisti, loro credono nei valori. Peccato che quelli loro credendoli prevalenti pure sulle ricorrenze cristiane.

E così declinano il Natale come gli pare: si chiama “Stoffe della Natività” il presepe allestito nella Gran Place di Bruxelles. Un’installazione dove in pratica i volti di Maria, di Giuseppe, di Gesù e dei Re Magi non hanno tratti riconoscibili. Al loro posto ci sono pezzi di stoffa multicolore, un patchwork, una sorta di fungibilità dove ognuno può immaginarci chi vuole, chessò: Hulk Hogan e Mike Tyson o Fedez e Tony Effe. Un messaggio di inclusività dicono. Una bestemmia per i credenti.

Come non menzionare poi la Sindaca di Genova che “niente Presepe quest’anno” – dice – “meglio fare il villaggio di Babbo Natale” perché Babbo Natale (ovviamente Coca-Cola style) è più inclusivo, accogliente, riappacificatore di Gesù, giusto? (Vi è da chiedersi poi se chi la pensa come la Sindaca innanzi ai lutti e alle difficoltà preghino Babbo Natale o Cristo).

E così via-via già sappiamo che a breve arriveranno tutti gli altri creativi del nostro mondo moderno: dirigenti scolastici che vieteranno le canzoni cristiane, recite senza il bue e l’asinello, chi proporrà un Gesù nero, gay, donna o transgender fino a rifinire, come sempre accade, a criticare quel Dio crocifisso appeso ai muri.

Che di questo passo dai muri se ne andrà lui volontariamente.

Stanco di vederci così instupiditi. E ipocriti soprattutto perché non abbiamo il coraggio di chiedere di levare questa festività dal calendario (proseguendo bellamente i nostri lavori e le scuole per i nostri figli), ma ce la teniamo (perché sei matto a perdere qualche giorno di ferie?) usandola a nostro gradimento e piacimento. Per darci un tono, per non offendere, per bizzarre creazioni o retrogusti morali.

Ecco cosa ci spaventa del confronto con le altre religioni: che noi siamo diventati questa roba qui.

Allora, quando si parla del problema del “confronto religioso” fra diverse culture, ricordiamoci che non scaturisce dalla pratica devota degli altri, ma dal fatto che noi non ci crediamo più. Non dovrebbero spaventare le Moschee piene, ma le chiese vuote. Anche a Natale.

 

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