Le ragioni di un Sì
Landini politicizza anche lo sciopero generale del 12 dicembre
Non pago dello sciopero generale indetto per difendere le epiche gesta della Flotilla, la “invencible armada” antisionista dalle stive vuote o semivuote di aiuti umanitari, Maurizio Landini prova a politicizzare anche lo sciopero generale del 12 dicembre contro la manovra di bilancio. Intervenendo a Palermo in un’assemblea sindacale convocata per spiegarne le ragioni, ha lanciato una sconclusionata invettiva contro la riforma dell’ordinamento giudiziario. Pregiudica l’indipendenza della magistratura, ha tuonato.
Magistrati e Costituzione
Non risolve i problemi della giustizia, ha incalzato. In realtà, è solo l’ultimo episodio di un attivismo frenetico con cui il segretario della Cgil tenta di mettere il suo cappello sul campo più o meno largo della sinistra italiana. Dopo la clamorosa batosta subita col referendum sul lavoro, ci riprova col referendum sulla separazione delle carriere. Tentar non nuoce, recita un detto popolare. Ma di popolare, la posizione del leader della confederazione maggioritaria ha solo l’inconsistenza degli argomenti. L’articolo 104 della Costituzione prima della riforma recitava: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. L’articolo 104 dopo la riforma recita: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, ed è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”. Dica Landini come sarebbe possibile sottomettere i magistrati al controllo del governo senza violare la Costituzione.
Ancora: insieme alla “ragionevole durata del processo” ci sono altri diritti quali, ad esempio, il diritto alla riservatezza, il diritto al giusto processo, il diritto al contraddittorio in condizioni di parità tra le parti, il diritto alla formazione della prova nel dibattimento. Dica Landini se la garanzia effettiva di queste prerogative costituzionali non risponde alle esigenze dei cittadini.
La posizione del sindacato
Concludo. Il sindacato di Corso d’Italia si schiera col fronte del No usando argomenti o speciosi o privi di fondamento, processando la riforma – se è concesso il gioco di parole – mediante un “processo alle intenzioni” di chi l’ha proposta e di chi la sostiene. E, poiché nel campo del diritto il processo alle intenzioni non ha cittadinanza, si tratta di una posizione squisitamente politica che prescinde, a dispetto di quanto viene affermato, proprio dal merito della riforma.
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