La musica è cambiata in Vaticano. Non è una novità: lo si era capito già dai primi gesti di Papa Leone XIV, perché – contrariamente a quanto si dice comunemente – la forma è sostanza, e il Santo Padre non ha mancato di farlo notare in più occasioni, rivoluzionando (qui sì in senso copernicano) lo stile “particolare” del suo predecessore. Ma i cambiamenti, o per meglio dire le virate, non si limitano alla restaurazione della liturgia e alla rinascita della spiritualità cattolica, ma riguardano anche il ruolo politico della Santa Sede e la sempre maggiore centralità della religione nelle scelte politiche.

Una boccata d’aria fresca in Vaticano

Una nota in controtendenza a quella che appariva come una secolarizzazione incontrastata, e che anche la Chiesa Cattolica deve cogliere e saper interpretare. Una Chiesa Cattolica più attenta alla “spiritualità” e a gettare sul terreno della discussione temi scottanti da protagonista, senza inseguire anch’essa le “mode” e “i gusti” dell’oggi. E anche in politica estera – dopo gli anni turbolenti di Francesco, delle sue uscite e invettive attagliate, in quella sartoria linguistica tipica di un certo populismo sudamericano alla “yankee go home – sembra essere tornato l’ordine vaticano delle cose e dei ruoli. Con la Segreteria di Stato che nuovamente guida e agisce diplomaticamente, con il Segretario di Stato Parolin che riprende il suo ruolo, mettendo finalmente la parola fine alle improvvisate a est di inviati sprovvisti della necessaria esperienza e cautela, che da sempre sono caratteristiche essenziali e marchio d’eccellenza della diplomazia vaticana.

Papa Leone XIV difende la Nato e frena sul “genocidio”

Del resto, lo stesso Papa Francesco non mancava di lanciare frecciatine destabilizzanti, come quella secondo cui la Nato aveva la responsabilità di “abbaiare alle porte della Russia”. Di diverso avviso e sensibilità, Leone XIV è stato nettissimo, chiarendo che “la Nato non ha cominciato nessuna guerra”. Rispedendo al mittente la propaganda di Mosca, che descrive l’Alleanza Atlantica come già in guerra con la Russia per il sostegno logistico all’Ucraina. Il Santo Padre, parlando all’indomani della violazione dello spazio aereo polacco da parte dei droni russi, ha voluto ribadire che “i polacchi sono preoccupati perché sentono che il loro spazio aereo è stato invaso”, sottolineando come si tratti di “una situazione molto tesa”. E, nel libro-intervista a firma di Elise Ann Allen, ha respinto l’abuso del termine “genocidio” a Gaza invitando alla cautela: “Viene usata sempre più spesso. Ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che si possa fare alcuna dichiarazione in merito in questo momento. Esiste una definizione molto tecnica di cosa potrebbe essere il genocidio, ma sempre più persone sollevano la questione, tra cui due gruppi per i diritti umani in Israele che hanno rilasciato questa dichiarazione”.

L’Europa torna al centro dell’agenda cattolica

Papa Leone XIV non ha mai mancato – sin dalla sua prima uscita sulla loggia centrale della Basilica di San Pietro – di invocare la “pace”, mettendosi a disposizione per raggiungerla. Ha voluto ribadire implicitamente che nel conflitto russo-ucraino vi sono un aggressore e un aggredito, e che questo dislivello politico e morale non può essere cancellato neanche dalle buone intenzioni diplomatiche, che ad oggi la Russia di certo non palesa e probabilmente non possiede. La nuova Chiesa leonina sembra aver abbracciato una linea che non ammette confusioni, fraintendimenti e libere interpretazioni, facendo intuire come l’Europa stia tornando al centro dell’agenda cattolica.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.