Nella “tempesta prima del silenzio” in una Firenze blindata per la chiusura della campagna elettorale, i due candidati scelgono di distinguersi anche sul piano strategico. Il governatore uscente Eugenio Giani balza da un appuntamento all’altro, in linea con quell’appellativo di “onnipresente” guadagnato sul campo nei suoi cinque anni di amministrazione in Toscana. I grandi della sua coalizione lo incontrano singolarmente, in diverse circostanze, e lui ci scherza su per scacciare i fantasmi: “Nelle altre regioni ha portato male”; “È una chiusura diffusa”.

Giovedì, l’onore delle prime conclusioni era spettato al Pd. La segretaria Elly Schlein, al teatro Cartiere Carrara di Firenze, aveva ribadito: “La Toscana è una regione che è stata governata bene”, sottolineando il coraggio dimostrato attraverso le leggi “apripista” approvate nel corso del mandato, dal fine vita al salario minimo. Poi, ieri pomeriggio verso le 17, il primo incontro con il leader pentastellato Giuseppe Conte. Nessun teatro, nessuna piazza, la fiera di Scandicci a fare da sfondo a strette di mano e parole d’incoraggiamento: “In Toscana abbiamo l’obbligo di vincere”, ricorda l’ex premier, aggiungendo di voler apportare il proprio contributo al progetto politico di Giani. Costretto a fare i salti mortali da una parte del campo largo all’altra, il presidente uscente si riunisce a Matteo Renzi in piazza Strozzi verso le 18:30, all’ombra della nuova Casa Riformista. “Per me si vince al centro. La partita è interna al campo largo, per chi prenderà un consigliere in più, perché non ci sono dubbi che vincerà Giani”, questo il pensiero del leader di Italia viva, che si rivolge poi agli avversari, suonando la carica: “La Toscana è l’avamposto della ripartenza. Si riparte da qui per dire a quelli della piazza accanto: ‘stiamo arrivando’”.

Ma non si tratta di piazza Indipendenza, in cui alcune centinaia di manifestanti pro-Pal si sono riuniti per contestare l’arrivo della premier a Firenze. La “piazza accanto” è la centrale piazza San Lorenzo dove, nel frattempo, sta crescendo l’attesa per il candidato del centrodestra, Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, accompagnato dalla triade della coalizione al completo, in uno spazio unico. Dopo Marche e Calabria, Tomasi ammette di essere chiamato a vincere la partita più difficile. Confessa di non prestare molta attenzione ai sondaggi, che lo vedono in svantaggio: “Ci danno perdenti – grida dal palco di piazza San Lorenzo – ma sono vecchi e io non ci credo”. E ricorda la sua breve ma intensa campagna elettorale, chiudendo con un appello al voto: “Ho dato tutto, vi ho portato fin qui. Ora tocca a voi fare la rivoluzione”. Sul palco di piazza San Lorenzo, Tajani risponde a distanza a Renzi: “È finito il centrosinistra. Andiamo a prendere i voti del centro che la sinistra ha lasciato liberi”, per poi incoraggiare Tomasi: “Dobbiamo crederci. Il centrodestra è sempre unito. Non siamo una coalizione elettorale, ma una alleanza politica”.

Sul palco arriva anche Salvini, sventolando fiero una maglietta con il ritratto di Charlie Kirk e la scritta “Freedom”, per poi lanciarla verso il pubblico. Dopo il sopralluogo mattutino al porto di Livorno e gli incontri con i cittadini a Firenze, il leader del Carroccio, fa il suo ingresso sul palco di piazza San Lorenzo elogiando Trump e Netanyahu per essere riusciti a sgominare i terroristi di Hamas. Poi bersaglia Giani per la gaffe sulla Lombardia e ricorda l’importanza di andare alle urne per fare la differenza: “Se i delusi votano, allora possiamo vincere”. Dall’altra parte il governatore uscente replica sul dato preoccupante dell’affluenza: “L’importante è portare le persone a votare, non conta se per il centrodestra o il centrosinistra”.

Il gran finale in piazza San Lorenzo è riservato a Giorgia Meloni. La premier affonda i primi colpi sul campo largo: “Siamo cintura nera di capacità di smentire le bugie della sinistra”, e critica negli avversari l’assenza, almeno apparente, di unità: “L’unico collante che li tiene insieme è l’odio verso di noi, liberarsi di noi con ogni mezzo possibile, costi quel costi, per tornare a gestire il potere”. Poi c’è spazio per le ultime esortazioni: “Siamo nati per stravolgere i pronostici e lo vogliamo fare anche in Toscana”.