Verso il voto
Regionali Veneto, FdI si tira indietro ma chiede la Lombardia. E Romeo va su tutte le furie
La fumata bianca su Alberto Stefani come candidato del centrodestra per il Veneto è arrivata mercoledì sera, ma le scorie della trattativa continuano ad avvelenare il clima nella coalizione. Il post pubblicato su Facebook dal senatore Luca De Carlo, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia in Veneto, è la cartina di tornasole di un malessere che va ben oltre i confini della regione del Nordest: “C’ho sperato fino all’ultimo forte dei nostri consensi”, scrive De Carlo, ammettendo che il partito di Giorgia Meloni ha dovuto fare “passi indietro a beneficio degli alleati”.
Regionali Veneto, FdI si tira indietro ma chiede la Lombardia. E Romeo va su tutte le furie
Un messaggio che sa di resa dei conti rimandata e che lascia trasparire l’”amaro in bocca” per una candidatura che FdI, primo partito in Veneto, avrebbe voluto per sé. Ma il vero prezzo dell’accordo si misura nella complessa architettura di compensazioni che ridisegnerà gli equilibri di potere in Veneto. La giunta regionale vedrà un ribaltamento degli equilibri: cinque assessorati a Fratelli d’Italia, quattro alla Lega e uno a Forza Italia. La Sanità, cuore del potere regionale, verrebbe sdoppiata: la parte sanitaria ai meloniani, quella sociale al Carroccio. Di riflesso è sul fronte lombardo che l’aria si fa pesante. La contropartita richiesta da Fratelli d’Italia per il “generoso” passo indietro in Veneto ha un nome e cognome: la presidenza della Lombardia nel 2028. Una prospettiva che fa insorgere il segretario lombardo del Carroccio Massimiliano Romeo: “Sono esterrefatto per il comportamento di Fratelli d’Italia. È come se si volessero piantare bandierine”. Romeo denuncia come porre il tema della successione ad Attilio Fontana “tre anni prima della scadenza” sia un grave errore politico che genera “tensioni e fibrillazioni” nel partito e fa sentire il governatore in carica “trattato come merce di scambio”.
Il paragone con l’era Berlusconi
Il paragone con l’era Berlusconi è impietoso per l’attuale leadership di centrodestra. “Il Cavaliere ragionava in termini di coalizione”, ricorda Romeo, rievocando quando Roberto Maroni e Luca Zaia guidavano contemporaneamente Lombardia e Veneto senza che questo generasse scandalo. Un modello di gestione del potere che sembra tramontato nell’era del “prima il partito” di Giorgia Meloni. In questo clima di tensione, Forza Italia fiuta l’opportunità di inserirsi nelle crepe della coalizione. L’attivissimo coordinatore regionale lombardo Alessandro Sorte lancia la sfida: “Anche Forza Italia può puntare alla guida della Lombardia nel 2028”. Una dichiarazione che suona come un avvertimento ai litiganti maggiori: mentre Lega e FdI si accapigliano, gli azzurri preparano la loro rivincita, proponendosi come forza moderata e liberale capace di ricomporre le fratture.
Il peso elettorale del partito
La formula individuata per disinnescare temporaneamente la polemica parla di candidatura al “partito con il più recente maggior peso elettorale in Lombardia precedente le elezioni”, ma al netto dei rampanti progetti azzurri, ad oggi questa perifrasi indica Fratelli d’Italia. Una soluzione che Romeo respinge con forza: “Non è il momento di pensare alle bandierine, ma di tenere la testa bassa e pedalare”. Resta poi l’enigma di Forza Italia in Veneto. La sobrietà con cui Flavio Tosi – primo candidato presidente ufficiale, lanciato niente meno che dal vicepremier Tajani – ha ceduto il passo a Stefani appare sospetta.
La contropartita azzurra
Quale contropartita potrebbero pretendere gli azzurri? Le indiscrezioni parlano di un solo assessorato, forse lo Sport, una magra consolazione che difficilmente può bastare. E infatti gli azzurri già reclamano la Sanità, aprendo un nuovo fronte di conflitto con FdI. Ma la compensazione potrebbe venir riscossa anche fuori dai confini della regione. Il centrodestra si presenta così ai più prossimi appuntamenti elettorali con una facciata di unità che nasconde incrinature che andrebbero ricomposte in fretta. La vittoria in Veneto appare scontata, ma il prezzo politico di questo accordo potrebbe presentare il conto nei prossimi mesi. Le fibrillazioni denunciate da Romeo rischiano di protrarsi nel tempo. E mentre i due Fratelli d’Italia e Lega si innervosiscono sulla spartizione del potere futuro, Forza Italia lavora per proporsi come ago della bilancia, anche guardando fuori dal perimetro della coalizione attuale.
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