Giudizio comune tra questi ragazzi è che le “sardine” siano tutto sommato ancora oggetti non identificati, incomprensibili anche se sono altrettanto “incomprese, specie nell’Italia di oggi, le idee liberali”. Così la pensa il 19enne Renato Dalla Zuanna, studente della facoltà di Giurisprudenza italiana a Innsbruck, impegnato politicamente nella sua Merano. “Il primo compito di un giovane in questa area – spiega – deve essere proprio quello di ricreare una cultura liberale e ciò deve essere fatto nel modo più innovativo possibile”. “Le ‘sardine’ nascono per essere contro qualcuno o qualcosa, a me è sempre piaciuto di più essere propositivo e portatore di nuove idee. Nel mio caso specifico quelle liberali”.

Mette altro sale nella minestra Leonardo Martini, 18enne livornese, all’ultimo anno di liceo classico e già presidente del Quartiere di Salivoli a Piombino, berlusconiano anche nel look che riserva ai suoi video social, rigorosamente in giacca e cravatta: ”Essere giovani liberali nell’Italia di oggi significa proteggere e preservare i valori della libertà e della democrazia dai rischi di derive estremiste” e assieme “difendere e credere nell’Unione Europea. La differenza tra noi e le ‘sardine’ è sostanzialmente una: loro nascono contro qualcosa, noi invece vogliamo costruire qualcosa ovvero un’Italia più libera, più giusta, più solidale”.

Siamo come il giorno e la notte. Noi crediamo che i giovani siano il futuro di questo paese e rispettiamo gli avversari. Le ‘sardine’ no” sentenzia Anna Adamo, azzurra 23enne di Salerno, attivista per la difesa dei diritti delle persone diversamente abili.

Diego Peraino, assistente di volo 32enne di Civitavecchia, impegnato in Forza Italia Giovani paragona le sardine “ai vecchi girotondi” (le piazze convocate nel 2002 dal regista Nanni Moretti ndr). “Non hanno un reale programma, né una visione amministrativa: il loro unico comune denominatore è l’odio verso Matteo Salvini e, in generale, un forte antagonismo verso tutto il centrodestra. Mi ha molto colpito un passaggio del ‘manifesto’ delle sardine, in cui si legge: non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare. È un’affermazione grave, illiberale e antidemocratica. Il periodo storico in cui viviamo è complesso e il liberalismo sembra non riesca a trovare le parole giuste per farsi capire”.

Lo Stato non deve comportarsi come un padre-padrone, ma garantire a tutti eguali condizioni di partenza: al traguardo – conclude – arriverà chi dimostrerà di avere più capacità”. Il derby tra sardine e salmoni, insomma, è tutto da giocare. Entrambe le parti sanno, senza ipocrisie, che l’abilità maggiore da sfoderare in principio sarà proprio quella di non farsi mangiare dai famelici gatti sovranisti. A sentirli parlare la partita lascia ben sperare. Sarà importante ora trovare anche il pubblico giusto (soprattutto per i liberali) che possa fare da “servizio di sicurezza” all’entrata. L’impresa non è da poco ma l’anagrafe depone dalla loro. Vale la pena… lasciarli fare.

Daniele Priori

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