A che punto è la guerra in Ucraina prima dell’Alaska: pressing di Putin sull’esercito per conquistare un centinaio di metri in più nel Donbass

In this photo taken from video released by Russian Defense Ministry Press Service on Thursday, July 31, 2025, a Russian Giatsint-S self-propelled gun fires towards Ukrainian positions on an undisclosed location in Ukraine. (Russian Defense Ministry Press Service via AP)

Il momento è surreale: c’è una corrente di pensiero capitanata dall’ungherese Orban secondo cui i russi hanno già vinto e si deve avere solo il coraggio di ammetterlo e ripartire zero, dalla vittoria a una pace stabile. Dall’altra parte c’è il fronte europeo e ucraino che ostinatamente negano e puntano i pedi. Che cosa succede sul campo di battaglia? La verità militare mostra una situazione univoca. C’è poco da dire, i russi avanzano e avanzano, ma sono comunque molto lontani da una vittoria armata (alla fine di settembre arriverà la pioggia, e a ottobre la neve), e l’esercito ucraino combatte… ma è esangue. Le sue perdite non sono rimpiazzabili e cominciano mancare le armi che contano, quelle americane.

I russi avanzano anche di un chilometro o due al giorno, lasciandosi dietro migliaia di morti e feriti. Gli ucraini muoiono un po’ meno dei russi perché combattono in difesa. Ma si sentono dissanguati. Se non saranno costretti ad arrendersi, avranno migliaia di chilometri da contendere palmo a palmo. Sul fronte del Donbass i mezzi blindati perché la duttilità dei droni ha prevalso su tutte le altre armi. E i droni scavano la mente, oltre che carne umana. Russi e ucraini stanno modificando ogni giorno i loro droni e questi combattenti, sia russi che ucraini, hanno raggiunto un livello di efficienza che rende rapidamente inutili i modelli precedenti. E il risultato che si vede nelle foto e dai filmati del campo di battaglia, è lo spettacolo da mattatoio che permette a Trump di appellarsi, non al diritto ma alla pietà, alla inutile malvagità, senza mai toccare la questione del diritto internazionale. Su questo punto, Trump e Putin sono complementari perché entrambi non reclamano il diritto violato, ma diverse ragioni di forza. Putin ha dal 2008, quando invase la Georgia, detto che il diritto della Storia prevale sul diritto internazionale. Donald Trump che potrebbe (ma non l’ha mai fatto) appellarsi alla Carta delle Nazioni Unite, non si indigna per le leggi calpestate, ma vede soltanto “troppi giovani che perdono la vita, troppe teste e braccia separate dai corpi”. Ma, quanto al diritto internazionale glissa e parla d’altro.

Qual è la verità? L’esercito ucraino è davvero in rotta? É per ora in lenta agonia: versa molto sangue, affonda nel terreno delle trincee ma perde forze e anche il morale. Il morale delle forze russe, però, sembra ancora più compromesso perché lo Stato Maggiore russo esercita sulle sue truppe una forte pressione pur di ottenere ogni giorno qualche centinaio di metri di terreno conquistato. Adesso che si profila l’incerta trattativa in Alaska la pressione dell’armata russa è stata raddoppiata nelle zone più deboli del fronte che sono quelle del Donetsk, un oblast dichiarato russo, ma in cui gli ucraini non solo ci sono, ma combattono come belve. Ieri alle 14 è stato diffuso agli abitanti di Donetsk l’ordine di evacuazione di tutte le famiglie e non solo dalla città ma da tutti i villaggi destinati ad essere catturati dai russi nel giro di poche ore. Questa notizia ha scatenato una crisi di panico anche perché il governatore della regione, Vadym Filashkin, è stato molto chiaro nell’esigere che donne bambini siano messi subito in salvo: da tutte le esperienze di questi mesi gli ucraini hanno dovuto prendere atto delle infamie cui sono sottoposte dai soldati russi le donne e i bambini, mentre i maschi adulti sono spesso arrestati e fucilati.

Per via diplomatica Putin sta insistendo affinché l’Ucraina abbandoni gli oblast che i russi non sono mai stati in grado di conquistare, offrendo in cambio altri lembi di terra passati sotto controllo russo. Zelensky rifiuta di accettare e ieri pomeriggio c’è stata un’altra telefonata fra Trump, Zelensky e i leader europei in attesa del vertice di domani. La situazione sul terreno oggi è questa: è in arrivo una forza di invasione lunga 17 km partita in fretta e furia verso i villaggi di Zoloty, Kolodiaz e Hrouzke. Non ci sono immagini che lo provino, ma l’Istituto per gli studi sulla Guerra di Washington ha trovato tracce termiche che permetterebbero di concludere che i russi hanno preso nove località minori nell’area della città di Dobropillia. La conclusione tecnico militare di tutti i think-tank occidentali è che i russi stiano procedono usando sempre la tattica di mandare sulla linea del fuoco ondate di soldati, perché non importa quanti ne muoiano.

Lo schema è quello di mandare migliaia di uomini coperti da droni, che dopo aver conquistato un centinaio di metri si ricompattano e vanno sempre più avanti, con la stessa lentezza con cui si combattevamo le guerre napoleoniche. La “rotta T0514” che va da Dobropillia a Kramatorsk non è più difendibile e l’alto comando ucraino sta cercando una nuova linea di difesa ritirata dopo ritirata all’interno della tenaglia fornata da dalla linea che unisce Petrovsk con Myrnohrad e Dobropillia. L’altra linea più a est, comprende l’agglomerato che va da Kostiantynivk fino Droujkivaka, Kramatorsk e Sloviansk dove vive mezzo milione di ucraini.