Adolfo Urss si smentisce ancora, stavolta sul caro voli

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse

“È finito il far west, spezzeremo le reni a Ryanair, lo stato sovrano non si piega”. Le ultime parole famose del ministro Urso. Alla fine si è piegato, e il decreto che vietava l’uso dell’algoritmo per i biglietti aerei e il prezzo massimo dei voli, non esiste più. Cancellato con un emendamento dello stesso protagonista che lo aveva inventato: Adolfo Urss.

Da queste pagine lo avevamo scritto al primo annuncio, ancora prima che il decreto fosse varato, ricordando al ministro una regola base dell’economia: se riduci il tetto del prezzo massimo, aumenti i prezzi medi. Il ministro piccato ci accusò, in pubblica piazza, di far parte del complotto di una multinazionale che ci passava le veline. Prima ArcelorMittal, poi Uber.

Varato il decreto, in effetti, le parole del ceo di Ryanair sembravano le nostre: “È un decreto ridicolo, illegale, interferisce con le leggi del libero mercato secondo le norme Ue. Deve essere cancellato. Sa chi ha bloccato il libero mercato? L’Unione sovietica nel 1917. E la cosa non ha funzionato. Anche alla Scuola di Harry Potter hanno capito che bisogna aumentare l’offerta di un prodotto perché i prezzi diminuiscano”.

A quel punto Urso deve aver pensato che a passarci le veline non era stata Uber, ma il complotto di Ryanair. E quindi il ministro partì all’attacco della compagnia: “Non mi faccio dettare le regole da Ryanair che è stata sanzionata 11 volte per violazione della concorrenza”. Finirà malissimo, gli dicemmo, “non per Urso, ma per i viaggiatori italiani”.

Poche ore dopo, però, si è aggiunta anche Easyjet: “Il decreto caro voli renderà i voli più cari. Questo porterebbe certamente ad una riduzione della attrattività del mercato italiano per le compagnie aeree, quindi ad una riduzione dell’offerta e della connettività da e per gli aeroporti italiani e ad un inevitabile incremento dei prezzi”. E inoltre “il testo del decreto negli articoli di interesse contrasta con il principio di libertà tariffaria stabilito dalla normativa Ue, principio che negli ultimi decenni ha reso i voli accessibili a sempre maggiori fasce di popolazione. Ogni limitazione di questa libertà avrebbe come conseguenza una riduzione dell’offerta di trasporto aereo e della concorrenza tra compagnie nel mercato italiano, con grave danno per i consumatori, ma anche per il turismo e l’economia del paese”.

A ruota anche Wizzair: “Queste norme sono addirittura incomprensibili per una compagnia aerea come la nostra che, dal suo arrivo sul mercato italiano, ha abbassato le sue tariffe del 50%”.

Silenzio da parte di tutti gli altri membri del governo, che hanno lasciato Urso solo a combattere la sua crociata. Nel frattempo anche commentatori di giornali di centrodestra, come Nicola Porro e Daniele Capezzone, hanno iniziato a criticare i decreti e a chiamare il ministro Adolfo Urss. Tutti membri del complotto!

Mentre dall’opposizione solo Renzi lo ha criticato. Silenzio da Pd e 5stelle, che sotto sotto approvavano il decreto del ministro dirigista contro le multinazionali sporche e cattive.

A inizio settembre la doccia gelata: Ryanair taglia il 10% delle tratte, a partire da 8 voli cancellati per la Sardegna e altrettanti dalla Sicilia. “Lo stato sovrano non si piegherà ai ricatti di una multinazionale”, la risposta di Urso. E infatti a piegarsi sono i cittadini, che restano senza voli. Dato che lo stato sovrano non ha un’alternativa oggi da sostituire a Ryanair, e quelle tratte restano scoperte. Pur di non ammettere la sconfitta, Urso si trincera nello stesso atteggiamento avuto per il carrello tricolore anti inflazione: inventa appoggi. E si copre dietro Antitrust ed Enac. E cosi si scoprono gli altarini. Alla base del decreto di Urso c’è proprio una relazione di Enac sul caro prezzi. Che oltre a prendersela con i rincari, cioè coi prezzi massimi, se la prende anche con quelli sottocosto.

Si legge nella relazione: “Dovrebbero essere calmierati i prezzi dei biglietti relativi a tratte che preventivamente possono ritenersi con load factor completo. Per tali tratte da un lato, non dovrebbe consentirsi l’applicazione del prezzo civetta (prezzo sottocosto che non consente neanche la copertura dei diritti aeroportuali) e dall’altro, per evitare la ‘riffa’ finale, i vettori sarebbero da obbligare ad esporre il prezzo di tutti i posti disponibili, seppure variabili in ragione del giorno di prenotazione”.

La risposta di Ryanair è fulminea: “Alitalia non ha mai applicati prezzi sottocosto”. Ricordiamo tutti infatti che proprio le compagnie low cost hanno svolto un ruolo sociale abbassando i prezzi e consentendo di viaggiare anche a chi non poteva permettersi i prezzi altissimi che Alitalia ha tenuto durante il monopolio e oltre. La soluzione che propone Enac è imbarazzante: “Al fine di porre un freno agli sproporzionati aumenti di prezzo sopra descritti, sarebbe auspicabile un intervento legislativo che consentisse ad una apposita autorità (che potrebbe essere la stessa ENAC) di monitorare la domanda/offerta di posti sulle varie rotte aeree ed intervenire”. Quindi Enac si autocandida a regolatore.

Ryanair accusa l’ente di aver pubblicato un rapporto falso, e chiede al presidente Pierluigi Di Palma di dimettersi. Di Palma che ricordiamo in un comizio accanto a Massimo D’Alema, quando l’ex ministro decise di candidarlo sindaco della sua città, Grottaglie. Dopo quella sconfitta elettorale Di Palma fu nominato presidente Enac. Contribuendo agli investimenti milionari per fare di Grottaglie lo spazioporto dei futuri voli suborbitali (partiranno nel 2021, disse Emiliano). E a cui solo Urso oggi poteva continuare a credere. Tra dirigisti di destra e sinistra ci si intende. E a proposito di finanziamenti pubblici, oltre quelli a Ryanair, sarebbe bello un giorno sapere quanti sono quelli messi dallo stato per l’aeroporto di Grottaglie, senza che ha mai visto una compagnia.

Il decreto Urss è durato meno di un mese, tempo di farci fare una figuraccia con mezzo mondo. Ce ne sta mettendo di più il presidente Meloni a trovare un ministro dello Sviluppo, mentre il prezzo della benzina continua ad aumentare.