Avanza il percorso parlamentare della Manovra Finanziaria per il 2026. Dopo la tagliola della Commissione Bilancio, infatti, la legge cardine prende vita grazie anche ad un nuovo accordo di maggioranza. Tra passi indietro, provvedimenti bandiera e vincoli stringenti di spesa, il Governo guidato da Giorgia Meloni cerca di trovare la quadra ed evitare “l’assalto alla diligenza” da parte di deputati e senatori in cerca di fondi per le prebende da distribuire nei propri collegi elettorali.
Oro: provvedimento controverso
Tra gli emendamenti che saranno discussi e, con ogni probabilità, approvati c’è anche quello relativo alla proprietà dell’oro detenuto dalla Banca d’Italia. Si tratta di un solo articolo che afferma che “le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano”. Sembra di ripetere una banalità o come dice lo stesso proponente della misura, Lucio Malan, una semplice constatazione di un dato di fatto. Il problema vero, però, è che l’emendamento rischia di generare un conflitto rispetto agli accordi internazionali sottoscritti dall’Italia. In modo particolare, le riserve auree sono passate alla gestione dell’Eurosistema, cioè dell’insieme della Banche centrali e quindi della Bce. Riaffermando la proprietà dello Stato italiano è come se si privasse Eurotower della sua facoltà di utilizzarlo per mantenere l’equilibrio finanziario dei Paesi membri. Al momento da Francoforte nessun commento. C’è da scommettere, però, che la vicenda è tutt’altro che chiusa.
Affitti brevi
La parziale retromarcia riguarda la tassazione degli affitti brevi. L’accordo tra le forze della maggioranza prevede che essi vengano tassati al 21 per cento e non al 23 per cento come aveva proposto l’Esecutivo ma solo per le prime due case; dalla terza in poi la tassazione salirebbe al 26 per cento. Altro accordo, in via di definizione, è l’aumento dell’Irap per le grandi banche che salirebbe dal 2 per cento al 2,5 per cento.
Con questo provvedimento, il Governo spera di recuperare un altro miliardo di euro. Questa misura, però, è stata aspramente critica dal mondo delle banche. Basti pensare, ad esempio, che il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, in una intervista apparsa ieri sul Sole 24 Ore ha reclamato l’autonomia delle banche dal sistema politico e ha messo in guardia il Governo dagli interventi a gamba tesa sul mondo del credito, elemento delicato e fondamentale per lo sviluppo economico del Paese.
Prima casa
Accordo anche per l’esenzione della prima casa dal calcolo dell’Isee, l’indice che consente di accedere alle prestazioni sociali erogate dallo Stato. In modo particolare, dal prossimo anno la franchigia per la prima casa dovrebbe arrivare a 91.500 euro. Inoltre, salirebbe di altri 2.500 euro per ogni figlio compreso nel nucleo familiare. In parole povere, se il valore catastale della propria abitazione è 91.500 euro, essa non sarà calcolata all’interno dell’Isee.
Europa: si alla manovra
Nella giornata del 25 novembre, inoltre, è arrivato il parere positivo alla Manovra 2026 da parte dell’Unione Europea. La Commissione, infatti, ha fatto sapere che il provvedimento al vaglio del Parlamento italiano prosegue il percorso virtuoso del risanamento dei conti pubblici. Un nuovo punto a favore dell’Esecutivo Meloni dopo che venerdì scorso l’agenzia di rating Moody’s ha promosso il bilancio italiano con un aumento della valutazione dei titoli di stato del Belpaese; promozione che mancava all’Italia da ben ventitré anni.
Tutte le principali agenzie di rating hanno promosso i conti pubblici italiani. L’avanzamento dei rating dovrebbe dare una mano al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che per il prossimo anno spera di risparmiare un po’ di soldi sugli interessi del debito pubblico.
Il fatto che il debito pubblico italiano sia “prezzato” come più affidabile potrebbe portare al risparmio di qualche miliardo sull’enorme cifra che ogni anno l’Italia paga per il proprio debito: nel corso del 2025 il costo degli interessi sarà a 105 miliardi di euro. Non dimentichiamo che la Manovra 2026 avrà un valore di circa 18 miliardi di euro. Se i saldi saranno rispettati, come chiede il dicastero dell’Economia, il rapporto deficit/pil dovrebbe scendere al 2,8 per cento il che consentirebbe all’Italia di uscire dalla procedura di infrazione europea che la Commissione ha inflitto al nostro Paese lo scorso anno. Uscire da tale procedura consentirebbe all’Italia di accedere al programma “Safe” per l’acquisto di nuove armi.
