Alla conquista di Marte, ma i costi sono enormi

L’impresa della conquista di Marte è il più titanico progetto mai concepito nella storia dell’uomo. Tutto quello che è stato fatto finora, dalle conquiste di Alessandro Magno, a quelle di Gengis Khan, o Napoleone; dalla scoperta dell’America, a quella dell’Australia; dalla conquista dell’Antartide, allo sbarco sulla Luna; dalla costruzione della bomba atomica (dio ci perdoni), a quella dell’Lhc di Ginevra sono giochi da ragazzi, a confronto. Il viaggio su Marte dovrà essere un’impresa planetaria, uno sforzo globale a cui contribuiscono tutti i Paesi tecnologicamente avanzati del mondo, magari coordinati dall’Onu. Anzi, la precondizione per la fattibilità del progetto sarà che tutti i Paesi, per la prima volta nella storia, accantonino rivalità e antagonismi e collaborino convintamente al successo dell’impresa. Un vecchio detto recita: «Se vuoi creare spirito di corpo in gruppo di persone, falle lavorare insieme». Ancora non siamo entrati nello spirito che dovrà animare questa pacifica conquista, ma ci sono già volontari disposti a tutto, pur di andare. Quattrocento persone si sono già offerte per iniziare l’addestramento al viaggio, anche se questo dovesse essere di sola andata! Aspiranti suicidi interplanetari… Ma la domanda è: ha senso profondere tutto questo sforzo economico, tecnologico, politico, per andare su Marte? Ci vogliamo davvero insediare lì? Di ossigeno ce n’è poco in atmosfera. Recentemente si è osservato un comportamento imprevisto dell’ossigeno, fluttuazioni anomale della sua concentrazione, ma resta sempre troppo poco. Si potrebbe ricavare per via chimica, visto che il 95% del gas presente su Marte è anidride carbonica (per i due terzi composta da ossigeno). Però è ossigeno legato al carbonio, andrebbe isolato. Vabbè si può fare, non è il problema principale. E l’acqua? Sembrava ce ne fosse in superficie, ora pare di no. Forse nel sottosuolo. Facciamo decine di milioni di chilometri per andare a vedere se c’è acqua infiltrata? O se per caso c’è qualche microorganismo nascosto sotto qualche roccia? Ciascuno può dare la sua risposta. Io propongo la mia. Le grandi imprese tecnologiche hanno comportato progressi nella scienza e nella vita quotidiana inimmaginabili. La missione Apollo ci ha lasciato uno strascico di invenzioni che sono entrate a far parte della nostra vita. I trapani e gli aspirapolveri senza fili; i materassi a memoria di forma; i moderni pneumatici per le auto; gli arti bionici; il latte artificiale per neonati allergici; la coperta termica per gli sportivi; i dispositivi che assistono le pulsazioni dei cardiopatici; le lenti antigraffio per occhiali, solo per elencarne alcuni. Ogni dollaro investito, ha fruttato sette volte tanto. Poi c’è il monito di Dante, gli uomini sono (o dovrebbero essere) fatti per seguire virtù e conoscenza. La missione su Marte sarebbe un modo straordinario per onorare il Divino. Infine, la collaborazione internazionale, presupposto per la pace tra i popoli. Dice Manzoni, a proposito dell’assedio di Casale, che c’è sempre da rallegrarsi quando, per qualunque ragione, rimanga morto o storpiato qualche uomo di meno. Se anche una sola, piccola, guerra sarà risparmiata dalla necessità di aiutarsi e cooperare, allora sì, ne sarà valsa comunque la pena.