Allarme antisemitismo, Montecitorio per Israele a due anni dal 7 ottobre: iniziativa della Lega, centrosinistra diserta

Sala della Regina, Camera dei Deputati. Venticinque parlamentari e altrettanti giornalisti, i rappresentanti dell’Unione delle Comunità Ebraiche e l’Ambasciatore di Israele, Jonathan Peled. Sarà il rappresentante di Gerusalemme, guardando in faccia i presenti, a dire: «Forse oggi inizia la pace: dobbiamo costruire un futuro migliore per israeliani e palestinesi. Un futuro senza Hamas».

Israeliani e palestinesi che intanto festeggiano, simul stabant, nelle piazze di Gaza e di Gerusalemme, di Khan Younis e Tel Aviv. L’eco di quei canti di festa arriva nel Parlamento italiano diviso in due, come è stato negli ultimi due anni. Per il centrosinistra la notizia del cessate il fuoco è buona ma non buonissima. Lo si intuisce dal silenzio, dai musi lunghi, dall’aria cupa che traspare dai social freddi, dalle mancate dichiarazioni. E adesso, se davvero arrivasse la pace, come farebbero Pd, M5S, Avs a tenere la scena? Di quali bambini affamati potrebbero intestarsi la battaglia, loro che ai diseredati dello Yemen e del Sudan non hanno mai dedicato una parola? Ma andiamo per gradi.

L’onorevole Paolo Formentini, Lega, ha organizzato una giornata di riflessione intervallata dalla proiezione di due video originali del 7 ottobre 2023. L’orrore in presa diretta. Lucio Malan, capogruppo Fdi alla Camera, e Andrea Orsini di Forza Italia aprono i lavori che partono con un abbraccio corale agli ebrei italiani. «Quella di oggi è una strana sensazione, ricordiamo insieme la pagina più orrenda dell’ultimo secolo e insieme celebriamo una speranza di pace. Un cerchio si chiude. Ora si liberino senza più indugi tutti gli ostaggi e si restituiscano i corpi, da lì comincia una storia nuova», dice il deputato azzurro, tra i sostenitori di Setteottobre. Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche, testimonia il «Dolore profondo e la paura strisciante, per gli ebrei italiani, di vivere nelle nostre città, dove il clima di antisemitismo è percepibile ormai ovunque, dai bar agli autobus ai posti di lavoro. E a questo va aggiunto il clima mediatico e politico del nuovo, orrendo negazionismo».

Il dibattito pubblico italiano vive una continua, lunga distorsione. Abbiamo sentito di tutto, in questi ultimi due anni: che il 7 ottobre 2023 è stata una invenzione, che non è stato vero niente. E qualche posizione più mediata: c’è stato un attacco terroristico, ma non esageriamo. E allora quei video vanno visti e rivisti. Proiettati nelle scuole, nelle università, la sera in tv. Tra gli interventi più applauditi, quello del segretario del Partito Liberaldemocratico, Luigi Marattin. Il parlamentare mette la speranza sul piatto della bilancia e però ricorda quanti pesi rimangano sul piatto opposto. «Speriamo nell’inizio di un percorso di pace ma non illudiamoci: capiterà ancora, quello che è successo il 7 ottobre». Nel conflitto tra pulsioni dittatoriali e governi democratici, per esempio. E allora? «Scuola e informazione non hanno giocato una partita corretta. Andranno fatte delle riflessioni. Non abbiamo mai visto decadere così in basso il livello del confronto pubblico, politico, democratico. Sono state attribuite patenti di legittimità e di illegittimità con una veemenza senza precedenti. E questo crea un precedente grave. E poi la politica, che deve riacquistare dignità, coraggio e consapevolezza. Ci siamo adagiati sugli umori delle piazze», ha riassunto Marattin.

Mariastella Gelmini, l’ex ministra della Pubblica istruzione, Noi Moderati, ricorda che se non ci fosse stato il 7 ottobre Israele avrebbe già firmato la pace anche con l’Arabia Saudita. Chi odia la pace, odia Israele. Chi difende Hamas incoraggia il terrorismo e la guerra.
Ettore Rosato, vicesegretario di Azione, confida negli italiani più responsabili, in quella ‘maggioranza silenziosa’ che non parteggia per Hamas. «Sospendere i bombardamenti è stato importante, ora ricordiamoci che vanno disarmati tutti i terroristi, se vogliamo davvero la pace», sottolinea. E parla di una ferita indelebile: «In questi due anni abbiamo visto tante, troppe persone lasciarsi andare a un inconfessabile, viscerale antisemitismo, vivo e presente». Parla Ivan Scalfarotto, già sottosegretario agli Esteri. «Ero in Israele. Ho visto le case bruciate e il disastro del Nova Festival. Ho provato uno smarrimento profondo, aumentato nei giorni successivi, rendendomi conto di come stava aumentando l’antisemitismo anche da noi: si cercano solo dei pretesti per farlo emergere. Si parla di resistenza del 7 ottobre? Quello è stato il punto più basso della politica italiana. Perché il terrorismo è l’esatto opposto della Resistenza. Un Paese dove un ebreo è in pericolo è un Paese dove tutti sono in pericolo. E dove si discutono le basi della democrazia stessa».

Applausi a scena aperta anche per il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari: «La degenerazione continua mi preoccupa. All’inizio erano gli adesivi. Poi le proteste con qualche turista. Quindi la caccia all’israeliano sulle spiagge. Infine il divieto di parlare di ostaggi rimproverato da Albanese al sindaco di Reggio Emilia. Ogni settimana si acuisce il grado di antisemitismo della politica, soprattutto a sinistra. Noi della Lega lo diciamo chiaro: nessun riconoscimento della Palestina finché ci sarà un solo terrorista di Hamas in quella zona». Il presidente dei senatori di Forza Italia scalda la platea: «Due popoli e due democrazie, diceva Marco Pannella, e aveva ragione. Chiedo scusa all’ambasciatore israeliano, come cittadino israeliano, per quei sindaci di Bari, Bologna e Genova che hanno dato la cittadinanza onoraria a Albanese. Io darei loro la tessera onoraria di Hamas. Come pure a qualche giornalista de La7…». Il dibattito si conclude, i video dell’orrore hanno segnato il volto di chi li ha guardati, ma si intravede un bagliore di luce in fondo al tunnel. «Israele sta forgiando la storia, piaccia o meno», conclude Orsini.