L’hanno battezzata “Stella di Natale 2020”. Definizione impropria, ma ci siamo abituati, perché siamo soliti parlare di stella cometa riferendoci a quella che sarebbe apparsa nel cielo per guidare i Magi verso Betlemme. Eppure, una cometa non ha niente a che fare con una stella, essendo un oggetto infinitamente più piccolo di una stella, di composizione completamente diversa, a distanza da noi enormemente inferiore e, in generale, le comete hanno in comune con le stelle quanto gli Asparagi con l’Immortalità dell’Anima di Achille Campanile. Ma siccome la cometa brilla nel cielo notturno, per chi non sia un dotto conoscitore dei misteri celesti, tanto basta per definirla “stella”.
Allo stesso modo, anche la cosiddetta Stella di Natale 2020 ha ben poco a che fare con una vera stella. Si tratta infatti della sovrapposizione di due pianeti, i più grandi del sistema solare, Giove e Saturno, che sono trovati così vicini da apparire come una macchiolina luminosa, che ricorderà vagamente la tradizionale stella cometa. Fin qui tutto chiaro, ma… un attimo! Siamo proprio sicuri che non ci sia niente di cui meravigliarsi? Riflettiamoci bene. È normale che due corpi celesti vengano a trovarsi uno sopra all’altro? Il cielo è tanto grande, eppure questi puntini luminosi, perché noi li vediamo come puntini, andranno a finire esattamente nello stesso posto!
Avete mai visto due uccelli scontrarsi accidentalmente in volo? Non mi riferisco a quelli che formano grandi stormi e che potrebbero urtarsi durante le loro evoluzioni e neanche a un rapace che insegua la preda. Dico proprio due uccelli che volano ognuno per fatti propri. Non credo li abbiate mai visti, anzi credo che sia un evento così raro che probabilmente nessuno lo avrà mai visto. Certo -mi direte- gli uccelli guardano dove stanno andando e, se si accorgono di essere in rotta di collisione con un altro, cambiano strada. Osservazione giusta, ma non è quello il motivo principale per cui è molto improbabile che si scontrino. La ragione è che ci sono infiniti modi per non scontrarsi e uno solo per farlo!
Facciamo un caso semplice. Prima dell’invenzione dei sistemi di controllo della rotta della barca a vela, quando il mare era calmo e il vento moderato e costante, se ci si trovava lontano dalla costa si poteva continuare la navigazione di notte bloccando il timone nella direzione voluta e andando a dormire. La barca procedeva così alla cieca e quindi non si poteva escludere categoricamente che non arrivasse in rotta di collisione con un’altra imbarcazione. Tuttavia, in mare aperto, la probabilità che ciò accada è così bassa che alcuni, un po’ temerariamente, adottavano questa strategia per ridurre i tempi della traversata.
Il primo esempio, degli uccelli, equivale a far lanciare a caso due sassi da due persone. Perché i sassi si scontrino deve verificarsi una circostanza davvero molto particolare. I due sassi dovranno trovarsi alla stessa altezza e sulla perpendicolare dello stesso punto nel medesimo istante. In altre parole, rispetto a chi osserva il possibile scontro, i due sassi dovranno trovarsi alla stessa altezza dal suolo, alla stessa distanza dall’osservatore, nella stessa direzione rispetto al suo punto di vista e nello stesso momento. Infatti, se non saranno alla stessa altezza, uno passerà sopra e l’altro sotto; se non saranno alla stessa distanza dall’osservatore, uno passerà più vicino e uno più lontano; se non saranno nella stessa direzione rispetto al suo punto di vista, uno passerà -ad esempio- a destra e uno a sinistra. Infine è necessario che, oltre a trovarsi nello stesso punto, ci arrivino nello stesso istante. Per chi si diletta di fisica, posso riassumere dicendo che si dovranno trovare nello stesso punto dello spazio tempo.
Il secondo esempio delle barche a vela è analogo al precedente, con la differenza che, stavolta, le due barche per scontrarsi dovranno trovarsi alla stessa distanza da chi osserva la collisione, nella stessa direzione rispetto al suo punto di vista e nello stesso momento. Ma l’altezza sarà necessariamente uguale, perché si trovano entrambe sulla superficie del mare. Stiamo cominciando a capire. Sebbene lo scontro sia improbabile in entrambi i casi, è ancora più improbabile del caso del volo, che in quello della navigazione, perché i modi in cui si può evitare lo scontro si sono ridotti: una barca non può passare sotto l’altra, come invece possono fare oggetti che volano.
Riduciamo ancora le possibilità. Immaginiamo dei corridori dei diecimila metri che girano intorno ad una pista di atletica. Se uno è più veloce di un altro, a lungo andare lo “doppierà”, ovvero farà un giro di pista in più, raggiungendo quello più lento. Ammesso che ognuno dei corridori resti nella propria corsia (cosa non conveniente per chi sta nella corsia più esterna) chi sopraggiunge non si scontrerà con chi viene raggiunto, solo perché la pista è larga ma, rispetto al caso della nave le possibilità di evitare lo scontro sono adesso molto più limitate.
Se ci troveremo in tribuna e il punto del sorpasso si verificherà proprio davanti a noi, per un istante vedremo i due atleti sovrapposti. Ma guarda un po’, esattamente come Giove e Saturno!
Possiamo concludere quindi che Giove e Saturno si comportano come due atleti sulla stessa pista, che stiamo osservando nel momento del sorpasso, quando il più veloce dei due raggiunge l’altro? Sembrerebbe un po’ audace fare un parallelo tra due situazioni che apparentemente non possono avere niente in comune, come gli Asparagi e l’Immortalità dell’Anima. Invece è proprio così che funziona! I pianeti si muovono intorno al sole su orbite che stanno sullo stesso piano, così come i corridori si trovano sul piano della pista di atletica, senza potersi sollevare o abbassare rispetto a quello.
Noi dalla Terra li abbiamo osservati come lo spettatore guarda i corridori. Il 21 dicembre si è verificato il sorpasso e a noi sè sembrato che si siano sovrapposti. In realtà è solo un effetto prospettico. Saturno è molto più distante da noi di quanto lo sia Giove ma, dalla nostra tribuna terrestre, non ce ne accorgeremo e li vedremo nello stesso punto. Il bello della fisica è anche questo: è la stessa ovunque. Osservazioni fatte nella vita quotidiana, vicino a noi, ci permettono a volte di capire quello che succede così tanto lontano.
