“Arrestate Cuffaro”, la Procura di Palermo scende in campo. Commissione Antimafia, segretezza sull’audizione di Sigfrido Ranucci

SALVATORE TOTO' CUFFARO PRESIDENTE DELLA BALENA VERDE

Il dibattito sulla giustizia si infiamma. L’Anm scende in pista con il suo peso nominale e simbolico: la sede delle attività del comitato referendario per il No è allestita presso gli uffici Anm annidati tra le marmoree sale del monumentale Palazzo di Giustizia, sede condivisa con la Corte di Cassazione. Non è certo una mera questione di spazi. Anche se di agibilità ha parlato Carlo Nordio, con quel suo invito alla politica che deve «Riprendersi i suoi spazi». I comitati per il Sì crescono nella società civile, forti anche dei sondaggi a favore.

Camere penali per il sì”

Quelli del No tra le pieghe del potere giudiziario che, come i capponi sotto le feste, reagiscono alla vista del ricettario. Eppure le ricette – nel caso del referendum – non sono contro di loro. Sono ricette necessarie a curare la giustizia malata, infettata da tre decadi di giustizialismo che ha, come specialità, quella del tanto rumore per nulla. Per affermarlo, si aggiunge un altro comitato per il sì: è promosso dall’Unione delle Camere penali e oggi alle 11 sarà presentato alla stampa. Annunciato a luglio, ora diventa effettivo. Si chiamerà “Camere penali per il sì”, il logo che sarà rivelato questa mattina. A presiederlo, il presidente dell’Unione, Francesco Petrelli, e il segretario è Rinaldo Romanelli, segretario dell’associazione a cui – si legge sul sito – sono iscritti più di 10 mila avvocati penalisti. All’incontro presentativo anche Francesca Scopelliti, ex compagna di Enzo Tortora, in rappresentanza della Fondazione per la giustizia intitolata a Tortora, e Rita Bernardini, presidente dell’associazione ‘Nessuno tocchi caino’.

Il nuovo attacco a Cuffaro

La magistratura inquirente, dal canto suo, tiene a calcare le scene in ogni modo. E ieri sferra un nuovo attacco a un personaggio noto, un amministratore regionale che ha già pagato, e non poco, il suo debito con la giustizia: Totò Cuffaro. Su di lui insiste la Procura di Palermo che ieri ha chiesto gli arresti domiciliari nell’inchiesta sugli appalti pilotati nella Sanità in Sicilia. L’ex presidente della Regione avrebbe svolto un “ruolo di vertice dell’associazione”. E siccome ogni inchiesta importante deve partire con un numero abbastanza alto di coindagati, possibilmente pari – perché si ricordano meglio le cifre pari rispetto alle dispari – sono 18 le persone indagate per le quali i pm guidati da Maurizio de Lucia hanno chiesto le misure cautelari. Tra questi, il deputato di Noi Moderati Saverio Romano, l’ex segretario particolare di Cuffaro, Vito Raso e altri.

Come si legge nelle carte, Cuffaro dopo “aver costituito il sodalizio”, aveva messo «a disposizione le proprie entrature e la sua rete di conoscenze al fine di commettere un numero indeterminato di reati, incidendo sugli esiti di concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire gli imprenditori, e comunque i soggetti corruttori, e procurare loro indebiti vantaggi». La giornata giudiziaria, d’altronde, ha fatto capolino anche nelle aule della Commissione Antimafia. Il protagonista, questa volta, era Sigfrido Ranucci.

L’audizione di Ranucci

La parte centrale della audizione di Sigfrido Ranucci davanti alla commissione parlamentare antimafia è stata sottoposta a secretazione dopo una domanda del senatore ed ex magistrato Roberto Scarpinato (M5S) riguardo il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Fino ad allora Ranucci stava riferendo rispetto alle diverse minacce ed intimidazioni ricevute negli anni. «Lei ha dichiarato, che dopo una puntata di Report, riguardo la presidente del consiglio Meloni, di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto».

Dopo questo interrogativo del senatore del M5S Roberto Scarpinato, Ranucci ha chiesto la secretazione. La risposta di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Attuazione del programma di governo e ai Servizi segreti, non delude: «Apprendo che il senatore del Movimento 5 Stelle, Roberto Scarpinato, in commissione parlamentare antimafia ha insinuato un collegamento tra me e l’attentato ai danni di Sigfrido Ranucci. Ho sempre avuto una bassissima considerazione di Scarpinato, e mi rincuora constatare che il mio non era un pregiudizio immotivato. Inorridisco al pensiero che questo individuo, che non si fa scrupolo a muovere gravissime accuse infondate, abbia ricoperto per tanti anni il ruolo di magistrato».