L'editoriale
Attentato Gerusalemme, l’irrefrenabile conato del Jihad
Al netto di ogni considerazione da fare, ce n’è una, essenziale, in merito all’attentato di ieri mattina a Gerusalemme che ha causato la morte di sei persone e molteplici feriti su un bus di linea, per mano di due terroristi palestinesi che – armati di mitra – sono saliti sparando sulla folla.
Attentato Gerusalemme, il jihadismo non si risolve con i negoziati
Il jihadismo non si risolve con i negoziati, con le concessioni: il jihadismo si può soltanto combattere, depotenziare o annientare, come è avvenuto con Al Qaeda e con l’ISIS. I terroristi, uccisi poi da un soldato fuori servizio, provenivano dalla Cisgiordania, dove sono operative da decenni cellule jihadiste, dove Israele cerca di arginarne al meglio l’espansione, la violenza. Hamas ha salutato con gaudio l’attentato, proprio in queste ore in cui gli Stati Uniti gli stanno proponendo un ulteriore negoziato.
Un conato irrefrenabile
Ci troviamo di fronte a un anticlimax: alla luce delle trattative in corso, ad Hamas avrebbe giovato stare in silenzio, ma è più forte di loro, come nel celebre apologo della rana e dello scorpione. Il jihadismo è un conato irrefrenabile. In Occidente lo hanno capito in pochi, e anche Israele, che pur dovrebbe conoscerne bene i connotati, ha peccato gravemente di sottovalutazione. Il 7 ottobre è figlio di questa leggerezza.
I negoziati funzionano
L’invenzione dell’“occupazione” è la foglia di fico che, da dopo il 1967, l’OLP e i suoi satelliti (e quindi Hamas) hanno utilizzato per nascondere il fondamento religioso del rifiuto islamico nei confronti di Israele, e che l’Occidente ha fatto propria. I negoziati funzionano solo quando entrambi i contendenti sono attori razionali, non quando uno di essi è animato da un fanatico furore religioso. Per questo a Gaza, per preservare il suo futuro, Israele è costretto ad andare fino in fondo, a rimuovere Hamas dal suo scenario.
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