Non finiremo mai di stupirci per le contraddizioni con le quali dobbiamo quotidianamente fare i conti nel nostro Paese. Sembra che forze eguali e contrarie cospirino per renderci la vita sempre più complicata. Purtroppo, un quadro del genere, in sé tanto desolante, sarebbe pure ottimistico. Perché la verità è che non esistono forze che cospirano ai nostri danni, ma solo dati oggettivi che ci inchiodano collettivamente a cocenti responsabilità. Come possiamo, del resto, commentare il fatto che diverse regioni italiane sono afflitte da periodiche e prevedibili alluvioni, mentre altre restano inginocchiate per una disperante penuria di acqua, senza rilevare la micidiale coincidenza di incuria e incompetenza che determina entrambe queste, apparentemente opposte, situazioni?

La risposta facile, cioè quella che scarica il problema sui cambiamenti climatici, permettetemi di dire che non è ammissibile. E non perché questo elemento non giochi una parte rilevante, magari anche essenziale, nelle due vicende. Ma nascondersi dietro il flagello del cambiamento climatico non assolve l’inerzia amministrativa e la miopia programmatica, né piega il dito teso di chi, tanto in Emilia-Romagna quanto in Basilicata e Sicilia, indica una responsabilità grave, imperdonabile e che merita immediato rimedio.

Negli ultimi anni dire certe cose è diventato complicato, quasi scomodo. Si fa notare che è troppo facile rivendicare l’ovvio e che scadere nel populismo è un rischio che si corre parola dopo parola, riga dopo riga. In questo modo però, per sfuggire alla facile accusa di buonismo da un lato o di populismo da un altro, finisce che le cose ovvie non le diciamo più. E invece dovremmo riprendere a farlo, richiamando l’attenzione sul fatto che l’ovvio non solo non è stato abbastanza detto ma, ancor peggio, non è stato fatto. Quindi, che non si possa morire di una pioggia, per quanto straordinariamente intensa ed ostile, è ovvio, ma sembra che i fatti richiedano ancora di ricordarlo. E pure che in Basilicata e Sicilia i cittadini abbiano diritto all’acqua corrente è ovvio, ma se in quelle regioni l’acqua continua a mancare, si dovrà pur dirlo che è inaccettabile.

Tra clima ladro e altre colpe

Piove troppo, o non piove. Clima ladro. Si è ribaltato quel modo di dire che si era diffuso grazie, si dice, a un’antica tassa sulle grondaie. E dunque, sì, il clima sarà anche ladro, e di certo se non piove per sei mesi a Potenza mentre quell’acqua viene giù tutta in una notte a Imola, dobbiamo preoccuparcene. Ma se a Potenza l’acqua che si potrebbe prelevare da un fiume per tamponare l’emergenza pare sia inquinata, è colpa del clima? E se in Emilia la pioggia biblica si ripete ogni anno trovando tutto tale e quale (eccetto i resti della distruzione precedente), è ancora colpa solo del clima? Che non ci si possa troppo fidare delle previsioni del tempo lo sappiamo, con tutto il rispetto per chi si impegna perché siano sempre più attendibili. Ma che la fiducia dei cittadini sia stata tradita anche da altri, che invece si impegnano meno, questo è un fatto sul quale invece ci tocca ragionare. Partendo dall’ovvio. A costo di sembrare populista, buonista, o come altro volete voi.