Il terrorismo in casa
Attentato sventato a Viterbo grazie all’albergatore, il dietro le quinte: “Zero attività di intelligence”
Parla con Il Riformista un addetto ai lavori degli organismi di sicurezza: “C’è il nome del terzo uomo in fuga. La Questura ha fatto il lavoro da sola. È mancata la prevenzione: una falla nell’attività dei nostri 007”.
Una fonte riservata appartenente agli apparati di sicurezza rivela al Riformista qualche dettaglio sfuggito al racconto dei cronisti. L’intelligence non ha detectato niente, nei giorni precedenti all’arresto: e deve esserci una falla, se un gruppo di tre uomini armati può riunirsi in una camera che dà sulla piazza gremita di gente senza che nessuno ne sappia niente fino a poco prima. L’intervento è stato preso a carico dalla Squadra Mobile della Questura di Viterbo: non sarebbe stata la Digos a intervenire per prima. La Digos è intervenuta, sì, ma in un secondo momento.
Decisivo l’albergatore
Le volanti della Mobile viterbese sono state allertate non da appostamenti e intercettazioni, ma da una semplice segnalazione dell’albergatore che ha visto trasportare oggetti metallici pesanti e – in tutta probabilità – ha sentito il tono delle voci agitate in quella camera in affitto. Non proprio il solito vociare delle famiglie in visita turistica per la Macchina di Santa Rosa, ma qualcosa di più concitato e teso. In turco.
Solo la segnalazione pronta, e dunque il senso civico di un cittadino ha permesso alle forze dell’ordine di intervenire tempestivamente. Hanno trovato due dei tre componenti il commando: il terzo elemento è in fuga ma – sempre secondo la nostra fonte – gli inquirenti avrebbero già in mano il nome dell’uomo. «Uno da solo è un cane sciolto, tre elementi sono una cellula, un commando», ci viene sottolineato. «D’altronde i turchi in Italia sono noti per il traffico di armi: il possesso di due pistole e una mitragliatrice potrebbe anche solo indicare che quelle armi non dovevano sparare quella sera ma erano destinate a essere vendute ad altri», analizza con le cautele del caso la nostra fonte.
Le reazioni politiche
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato sui social: «Complimenti per il rapido intervento che ha permesso di neutralizzare un potenziale pericolo in un momento così delicato. La Macchina di Santa Rosa è un patrimonio di tutta l’Italia, e la sicurezza dei cittadini è priorità assoluta». Anche il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, ha espresso soddisfazione per la gestione dell’emergenza, lodando l’efficienza della rete di sicurezza che ha evitato il panico tra i partecipanti. «Non sappiamo quali fossero le reali intenzioni di questi individui – ha detto – ma erano armati pesantemente. Lo Stato ha dimostrato prontezza e sangue freddo». Dello stesso avviso è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha voluto sottolineare il brillante lavoro di prevenzione e coordinamento svolto dagli apparati di sicurezza. «In poche ore, due soggetti armati sono stati individuati, bloccati e messi in condizione di non nuocere, senza che si generasse panico tra la popolazione. È un risultato importante e un esempio di efficienza».
Matteo Renzi esprime «la più profonda gratitudine alle forze dell’ordine e all’albergatore che con la loro prontezza hanno consentito di fermare i cittadini turchi armati a Viterbo, in occasione della festa della Macchina di Santa Rosa» e, informa sempre una nota di Iv, «annuncia altresì una interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi sull’accaduto». Stessa iniziativa da parte del Pd.
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