Woody Allen, a suo modo, oltre a vantare una palmarès di attore e autore, andrebbe valutato come protagonista di se stesso, e ancora andrebbe ritenuto lo psicanalista d’America, colui che ha provato a mettere sul lettino la sostanza essenziale degli Stati Uniti, meglio, quella parte del suo Paese-Nazione che segnatamente coincide con l’enclave di New York City, ancor meglio, Manhattan. Un pezzo di mondo che l’America profonda probabilmente reputa nient’altro che un’accozzaglia di “negri, ebrei e comunisti” (sic).
L’America liberal e insieme “colta”. Non è un caso che i suoi film, fuori da quel contesto rassicurato dai comuni intendimenti radical-glamour, non abbiano mai sfondato, anzi, siano ritenuti una sorta di cinema d’autore, se non d’essai. Leggiamo che il nuovo editore statunitense di Woody Allen, subentrato ad Hachette, d’accordo con l’autore, ha anticipato la pubblicazione della sua autobiografia, A proposito di niente, attesa per il 9 aprile. Da ieri intanto è disponibile l’edizione l’ebook, in anteprima mondiale, su tutte le piattaforme autorizzate.
Così annuncia l’editore italiano dell’autobiografia, La nave di Teseo, confermando «la disponibilità a pubblicare l’edizione cartacea il 9 aprile, al prezzo di 22 euro, confidando che le librerie possano riaprire. Ma, ovviamente, dipende dalle disposizioni del governo in materia di coronavirus». «In un momento così difficile per l’Italia, avendo Woody Allen deciso di rendere comunque disponibile la sua autobiografia, ho pensato che anche i lettori italiani, costretti a stare a casa, dovessero avere l’opportunità di leggere questo libro tanto atteso di uno scrittore e regista tanto amato», così Elisabetta Sgarbi editore e fondatore de La nave di Teseo. «A me, leggere A proposito di niente ha dato ore di pura gioia e senso di libertà. Spero anche ai lettori».
L’ebook sarà disponibile al prezzo di 15.99 euro. Dopo l’annuncio che l’autobiografia, sarebbe uscita, Dylan Farrow, ha continuato ad accusare il padre adottivo di averla molestata da bambina negli anni Novanta, definendo “sconvolgente” la pubblicazione in contemporanea mondiale, mentre Ronan, l’unico figlio biologico di Woody Allen e Mia Farrow che con Hachette ha pubblicato il bestseller Catch and Kill, ha annunciato che non lavorerà più con la casa editrice. «Ronan ha dato voce a molte donne sopravvissute di molestie sessuali da parte di uomini potenti», ha detto Dylan, parlando di un “tradimento” mentre il giovane Farrow ha scritto al Ceo di Hachette, Michael Pietsch: «Mentre lavoravamo assieme a Catch and Kill, un libro che parla anche del danno fatto da Allen alla mia famiglia, negoziavate segretamente per pubblicare un libro di una persona che ha commesso abusi sessuale. Onestamente non posso più lavorare con Hachette. Immagina come sarebbe stato se fosse capitato a tua sorella».
Il memoir – ha spiegato Grand Central – racconta la vita, personale e professionale, del regista e attore, «attraverso il suo impegno nel cinema, a teatro, in televisione, nei nightclub e nella stampa». Nell’autobiografia Allen affronta anche «il suo rapporto con la famiglia, gli amici, e gli amori della sua vita». Dylan ha detto di non esser mai stata contattata direttamente dai “fact checkers” di Hachette per verificare le affermazioni del padre adottivo. «Questo ci dà un altro esempio del profondo privilegio consentito dal potere, il denaro e la fama. La complicità di Hachette dovrebbe essere denunciata per quel che è».
Woody Allen ha 84 anni ed è considerato uno dei grandi registi viventi, suoi film come Io e Annie e Manhattan, vanta quattro premi Oscar, ma nel 2018 anche Amazon si era tirata fuori da un accordo multimilionario di produzione e distribuzione e molti attori come Colin Firth, Greta Gerwig e Timothée Chalamet avevano annunciato che non avrebbero mai più girato con lui. Quanto agli ultimi film, A Rainy Day in New York è uscito in alcuni paesi europei tra cui l’Italia ma non negli Usa, mentre l’ultima produzione, Rifkin’s Festival con Christoph Waltz e Gina Gershon, girato la scorsa estate, è ancora in attesa di un distributore.
Nella sua autobiografia, Woody Allen restituisce se stesso, il suo percorso di autore, in quella linea della comicità “ebraica” che muove dai fratelli Marx, dai suoi primi film come Prendi soldi e scappa, poi gli omaggi a Bergman e a Fellini. L’attenzione verso il suo privato non ha mai incuriosito più di tanto il suo pubblico fidelizzato, nessun interesse verso le voci, metti, secondo cui Mia Farrow abbia chiesto al suo ex Frank Sinatra di trovare uno “spezzaossa” che mettesse a posto Allen, e ancora la relazione con Diane Keaton, sua attrice-feticcio che l’ha accompagnato nel racconto, sì, del nevrotico, ma anche, a suo modo, dell’anti sex symbol per definizione, quasi che Woody Allen abbia da dato dignità agli impacciati, in questo senso non si può che fare ritorno a quel Provaci ancora Sam, il film che seppe rivelarlo al grande pubblico. Lo stesso che non ha ritenuto necessario sindacare circa la sua relazione con la figlia adottiva Soon Yi.
E ancora il merito incommensurabile di avere realizzato opere come “Zelig”, la storia dell’uomo camaleonte, capace di trasformarsi in tutto e nel contrario di se stesso. Poi, anni dopo, aver donato al cinema un gioiello come Harry a pezzi, dove ritrova il suo fulgore straordinario e si racconta colpito dal disturbo che lo mostra sfocato. È stato in quell’occasione che l’ho incontrato, Allen si era così tanto immedesimato nel personaggio che sembrava avanzare come un autentico non vedente.
Scorgendolo da dietro, con la sua nuca, sembrava di riconoscere in lui Sten Laurel, tracciava il suo autografo con aria e mano smarrite, così molto prima che cominciasse l’epoca dei selfie. Nell’ideale scaffale dei libri dei grandi interpreti di se stessi, la sua autobiografia ha ben diritto di figurare accanto ai testi di Groucho Marx. Peccato che qualcuno avrebbe voluto metterli all’indice. Che illusi, tutti noi, a pensare che la caccia alle streghe fosse finita con la scomparsa del senatore Joseph McCarthy.
