Il buongiorno si vede dal mattino e non avevamo dubbi che la campagna elettorale sia una cosa, governare e dare risposte ai problemi reali del Paese un’altra. La destra ha vinto grazie alla spinta di una moltitudine di spot e oggi, alla prova della concretezza richiesta a chi è al Governo del Paese, sembra del tutto cambiato l’approccio ed è in corso il tentativo di distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali, che sembrano essere oggi molto diversi dalle priorità affrontate da questo Governo. Il premier aveva promesso ferro e fuoco al primo Consiglio dei Ministri, a partire da una svolta più incisiva sul caro bollette, accompagnato da un radicale cambiamento nei rapporti con l’Europa.
Nulla di questi obiettivi trova concretezza nella prima seduta del CdM, che si è concentrato su misure manifesto che hanno dato immediatamente il polso di quello che ci dovremo attendere da questa destra. Sugli aiuti alle famiglie per il caro energia, ci si è limitati di fatto a confermare il lavoro fatto dal Governo Draghi, e poi una serie di misure di cui nessuno sentiva il bisogno ma che, evidentemente, servono a definire il perimetro nel quale si muoveranno ministri e sottosegretari. A iniziare da quell’aumento del tetto del contante, una misura ingiustificata che alimenterà, inevitabilmente, l’economia del sommerso: dal lavoro irregolare alle attività illegali. Una misura che favorirà gli evasori e chi vuole sottrarsi ai controlli fiscali e nascondere i propri introiti allo Stato. Così come il decreto legge “anti rave”, un provvedimento scritto malissimo, intriso di ideologismo controproducente, che inevitabilmente presterà il fianco a mille interpretazioni diverse.
Un pericolo per la democrazia che apre ad una più ampia repressione del dissenso e delle libertà costituzionalmente garantite. Non si può assolutamente tacere. Ora sia chiaro che i giovani hanno il diritto di divertirsi, ma essi hanno anche l’obbligo di non rovinarsi. E per questo bastavano le leggi esistenti, che hanno consentito di intervenire efficacemente al rave di Modena. Mi ritornano alla mente le parole del pastore protestante tedesco Martin Niemöller, quel “non dissi nulla perché non ero…” fino a quando non “…vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Ecco, è necessario fin da subito fare sentire la nostra voce e evitare di sottovalutare tali provvedimenti.
Mi spaventa ancor di più come questa destra stia iniziando a rimettere mano all’autonomia differenziata per le Regioni, che il ministro Calderoli ha annunciato qualche giorno fa. Anche su questo sarà necessario vigilare per evitare che si creino ulteriori disuguaglianze tra cittadini delle varie regioni, soprattutto a danno di quelle del Sud, già penalizzate, ad esempio, nel riparto dei fondi per la sanità e non solo. Gravissimo sarà il tentativo di spezzare l’Italia in due e le rassicurazioni della Meloni circa una maggiore attenzione per il Mezzogiorno, non sono certo una garanzia sufficiente. Una forbice, che nel nostro Paese, si è già ampiamente spalancata. Un baratro che nei prossimi mesi potrebbe trascinare giù migliaia di famiglie, che non avranno né il contante per fare la spesa e pagare le bollette né sanno cosa sia un “rave party”.
