Aziende green, avanza l’ombra degli speculatori

Naturalmente lo schieramento della grande finanza (anche George Soros, in difesa della società aperta, segue la stessa direzione ambientalista lodando le Sardine) provoca nella cultura politica sovranista e antimondialista feroci critiche. Valgano per tutte le riflessioni di Maurizio Blondet che con forza individua nella finanza internazionale i burattinai interessati dietro la giovane Greta Thunberg. Da Davos arriva la conferma sulla dittatura ambientalista. Il nuovo responsabile Onu per la transizione climatica è Mark Carney appena dimessosi da capo della Banca centrale d’Inghilterra. Così Blondet si pone la domanda centrale: è la finanza speculativa a guidare la transizione energetica o deve essere il popolo? Certo non si può non evidenziare che Mc Kibben, Fink e Soros appartengano al mondo progressista e che la Black Rock abbia contribuito per gran parte al disastro ambientale grazie ai finanziamenti stratosferici alle attività responsabili delle emissioni di carbonio. Il punto essenziale però non è la qualificazione morale di Fink, ma l’espressione della sua forza nella giusta direzione. È importante che la riconversione del mondo finanziario sia concreta, il resto sono chiacchiere. Nel solco di un sano pragmatismo si guardi all’esperienza politica del Cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Il più giovane capo del governo del mondo e leader del Partito Popolare. Nella seconda esperienza dopo una vittoria nel settembre scorso sceglie l’opzione più difficile alleandosi con i Verdi aggiungendo alla questione centrale della sicurezza anche la problematica ambientale. Il ragionamento del Cancelliere Kurz è semplice: non si tratta di un accordo al ribasso ma il meglio di due culture politiche dove la riduzione delle tasse e la dura battaglia contro l’immigrazione illegale si sposa con la lotta contro i cambiamenti climatici. L’obiettivo per il governo Kurz e quello di ridurre le emissioni del 50% entro il 2030 e di rendere libera l’Austria dalle emissioni del CO2 entro il 2050. È un bene che in Europa sia proprio un governo popolare e conservatore ad avere attivato un’azione con l’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni. Non si vede, allora, perché in Italia la Destra popolare non debba porre attenzione alle ponderose scelte della finanza internazionale, una volta tanto, sagge e lungimiranti.