Dottor Osvaldo Cammarota Bagnoli è sempre sotto i riflettori. Nell’opinione pubblica c’è un misto di rassegnazione e di aspettative generate dalla ennesima gestione commissariale affidata al Sindaco di Napoli …
Bagnoli è solo una parte di un territorio -l’Area Flegrea- in cui si concentrano i problemi e le contraddizioni di un ritardo di sviluppo dovuto alla complessità di questioni da affrontare per il passaggio dall’era industriale del ‘900 all’epoca moderna. È illusorio pensare di superarli trattandoli come se Bagnoli fosse un’isola a sé, o un’opera pubblica come il Ponte Morandi.
Si spieghi meglio…
In epoca moderna lo sviluppo territoriale è sempre più il risultato-prodotto della combinazione armonica di interessi pubblici e privati, della integrazione tra politiche di sviluppo e politiche di inclusione sociale. Specialmente se si vuole uno sviluppo sostenibile e resiliente, serve ascoltare attentamente i bisogni, le aspirazioni delle comunità che abitano i territori e valorizzare le identità caratteristiche e distintive di ciascun luogo.
Ma non è anacronistico parlare ancora di sviluppo locale in epoca di globalizzazione?
Lo sviluppo parte pur sempre da un “luogo”. Se si costruisce coesione istituzionale, economica e sociale, questi “luoghi” possono competere nella globalizzazione, diversamente ne subiscono gli effetti negativi. È fallita l’idea che lo sviluppo possa essere generato da tecnicismi, economicismi o improbabili investitori, spesso virtuali.
Chi dovrebbe “armonizzare” interessi che ci risultano spesso in acceso conflitto tra loro?
Non c’è dubbio che questo compito spetti allo Stato, alla filiera istituzionale che parte dalle Municipalità e arriva all’Unione Europea. In mezzo ci sono i Comuni, gli Enti Parco, la Città Metropolitana, la Regione, aziende pubbliche strumentali, …. Ecco, il primo problema è costruire coesione istituzionale intorno al principio della Unitarietà dello Stato e su una strategia di sviluppo condivisa (possibilmente non fatta solo di rendering).
…e il secondo?
Risolto il primo, il secondo sarebbe più agevole. Si tratta di seguire un filo di coerenza tra gli enunciati programmatici, le procedure di attuazione e la concreta operatività di tutti gli apparati -politici e amministrativi- che hanno responsabilità esecutive.
Ma c’è speranza che questo possa accadere?
Rispetto a trent’anni fa, quando eravamo nel pieno della ubriacatura della globalizzazione, osservo con piacere il vitalismo e lo spirito innovativo in alcune Amministrazioni che governano il territorio flegreo. Pozzuoli, Bacoli, la Regione prova ad accompagnare processi di “coscientizzazione allo sviluppo” con i Programmi Integrati di Valorizzazione. Lo stesso Comune di Napoli, proprio su Bagnoli ha impresso un cambiamento significativo introducendo un approccio graduale, progressivo e sostenibile nell’opera di ri-generazione. Ma la speranza può diventare più concreta se si costituisce presto la Città Metropolitana.
Basterà?
Mi piace essere fiducioso e ottimista. Con il Circolo Ilva Bagnoli stiamo lavorando da tempo per favorire un clima di cooperazione e collaborazione, diversamente la parola “sinergia” risuona vuota e retorica. Il Circolo è “quel che resta” dell’intreccio tra Cultura del Lavoro e Cultura della Solidarietà sociale. Pensiamo che questo sia un potente stimolo culturale e sociale per affrontare le sfide del tempo che viene.
Il 9 gennaio avremo un momento di sintesi e di riflessione sul lavoro sin ora svolto.
