Ben-Gvir e Smotrich nel mirino, la bizzarra crociata di 5 Paesi

Il Regno Unito, il Canada, l’Australia, la Norvegia e la Nuova Zelanda hanno deciso di imporre sanzioni a carico di Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, rispettivamente ministri della Sicurezza nazionale delle Finanze di Israele. Le misure impedirebbero ai due componenti del governo dello Stato ebraico di entrare e viaggiare nei cinque Paesi e aggredirebbero, congelandoli, eventuali loro beni e movimenti finanziari.

Checché si possa pensare dei due personaggi, la miglior prova del carattere oscenamente pretestuoso delle misure di cui sono destinatari sta nelle dichiarazioni che i cinque esecutori hanno posto a giustificazione dell’iniziativa. “Siamo fermamente impegnati – hanno spiegato – nella soluzione a due Stati e continueremo a lavorare con i nostri partner per la sua implementazione”. Se non è abbastanza chiaro, spieghiamolo: significa, a loro giudizio, che ritenere incongrua e militare contro la cosiddetta “soluzione due Stati” non appartiene al rango delle idee giuste o sbagliate secondo il criterio di ciascuno, non rimanda a programmi politici condivisibili o criticabili. No: è un crimine meritevole di sanzioni.

Ma non basta. Perché il quartetto anglosassone con innesto vichingo che ha deciso di “implementare” in quel modo la cosiddetta soluzione a due Stati, vale a dire tramite le sanzioni ai due ministri israeliani, è andato oltre nel dar prova della propria sfrontatezza. Ha spiegato, infatti, che l’obiettivo della soluzione “due Stati” (leggere bene) “è messo in pericolo dalla violenza dei coloni estremisti e dall’espansione degli insediamenti”.

Ora, che esistano gravi casi di violenza commessi dai coloni è semplicemente indubbio, ma magari occorrerebbe aggiungere che non evoca esattamente propositi di pace il gesto del terrorista palestinese – stiamo a qualche giorno fa – che spara a una donna che sta andando a partorire, uccidendo lei e il figlio che ha in grembo. Che l’espansione dei cosiddetti insediamenti rappresenti un problema da gestire è altrettanto vero, ma magari bisognerebbe fare un pensiero sulla pacificità della pretesa palestinese di impiantare dal fiume al mare una soluzione Judenfrei. O vogliamo forse sostenere che il futuro di pace in Giudea e Samaria (la cosiddetta Cisgiordania) è pregiudicato solo e soltanto dai coloni che la “occupano”, e mai e poi mai dai palestinesi pronti a trasformarla in un’altra Gaza per fare i dieci, cento, mille 7 ottobre che promettono senza sosta?

Insomma, con tutto il male che ciascuno è libero di pensare di quei due ministri israeliani, forse è un tantino azzardato addebitare a loro la frustrazione delle prospettive di convivenza tra israeliani e palestinesi e non – che so? – a quelli che sull’altro fronte distribuiscono a terroristi e relative famiglie vitalizi misurati sul numero di ebrei ammazzati. E se il Segretario di Stato Marco Rubio decide di condannare l’iniziativa sanzionatoria intrapresa da Canada, Australia, Norvegia, Regno Unito e Nuova Zelanda, un pizzico di prudenza e un’ombra di equanimità suggerirebbero di non gridare all’ennesima soperchieria dell’amministrazione Trump.