Benno Neumair non ha mai provato a scrivere né a telefonare alla sorella Madè. “Semplicemente non penso a lui, anche se a volte lo sogno. Sono incubi. Sogno che vuole uccidere anche me oppure lo vedo che uccide loro…”. Madè Neumair lavora all’ospedale di Monaco di Baviera, il München Klinik Schwabingnel, reparto di ortopedia e traumatologia. Per la prima volta ha rilasciato un’intervista, a Il Corriere della Sera, sulla vicenda che ha travolto e distrutto la sua famiglia di Bolzano: il padre Peter Neumair e la madre Laura Perselli erano spariti nel nulla a inizio gennaio 2021, erano stati uccisi dal fratello, classe 1990, detenuto in carcere. I corpi erano stati ripescati dalle acque del fiume Adige.
“A casa mia avevo ospite un’amica, quella sera – ha ricordato la ragazza – Abbiamo fatto una fotografia e l’ho mandata a mamma. Lei non l’ha visualizzata e mi sembrava strano ma ho pensato: sarà crollata dalla stanchezza. Il mattino dopo però c’era ancora una sola spunta di whatsapp. Allora ho scritto a papà: tutto bene? Quando ho visto che anche lui non rispondeva ho cominciato a chiamare tutti. Ho chiamato anche Benno, mi ha detto che era fuori col cane a camminare… Sa quando si conosce bene una persona e si capisce che sta mentendo?”.
Le ultime udienze del processo di primo grado si terranno a fine novembre. Madè Neumair ha negato quelle versioni fornite in udienza secondo le quali i genitori avevano portato il fratello da un santone a Bali, che erano ostili agli psicologi, che trattavano lei come figlia di Serie A e Benno come il figlio di serie B, che il fratello aveva provato a ucciderla quando entrambi erano bambini. “Alcuni testimoni sono venuti a sbranare e infangare il loro ricordo… il ricordo di due persone morte che non si possono difendere”.
La giovane ha ricordato il fratello da piccolo, un bambino tenace, ambizioso, curioso, allegro. “Ha sempre avuto un carattere complicato, era difficile vederlo soddisfatto. Io stessa lo percepivo. Era tornato a casa a Bolzano a luglio, dopo i fatti di Ulm (minacce con il coltello alla sua fidanzata, ndr). Sapevo che aveva passato una notte passata nell’ospedale psichiatrico ed ero preoccupata per la diagnosi che mi era stata riferita da mia madre: schizofrenia paranoide. Ora so che non è quanto diagnosticato effettivamente dai medici ma allora avevo manifestato i miei timori a mamma e papà che invece lo avevano accolto con amore, come sempre. Dopo poco tempo però si era normalizzato tutto. Benno a settembre aveva iniziato a insegnare. Ho un ricordo di famiglia bellissimo a novembre 2020, un mese e mezzo prima dei fatti”.
