Beppe Grillo hai ragione, hai rovinato l’Italia con invidia, rancore e ignoranza

Fatti i complimenti sinceri a Fabio Fazio per il record di portarsi via dalla Rai tutto il suo pubblico, caso unico nella storia, segno un mio record anche io: devo dare ragione a Beppe Grillo. È vero, ha ragione: ha contribuito a peggiorare una nazione. Dopo aver agitato piazze al grido di ‘Vaffanculo’, ha eletto quasi a norma di legge l’invidia e il rancore, raccontando a chiunque avesse difficoltà o frustrazione che era vittima di una manica di ladri, e offerto loro di rimpiazzarli con gente che però non sapeva fare nemmeno la ‘o’ con il bicchiere, che difendeva l’Isis e voleva regalarci alla Cina, sosteneva che lo sbarco sulla luna fosse un complotto di chi ci aveva messo un microchip sotto pelle, o che si dovesse poter celebrare matrimonio tra specie diverse, purché con il consenso dell’animale, che non sapeva in quale città sorgesse la Casa Bianca, e che la rata del mutuo di ognuno di noi dipendeva dallo spread.

Ha fatto recitare a una genia di politicanti di una ignoranza crassa come nessun altro, una pantomima penosa partita con gli streaming perché “il Parlamento deve essere trasparente”, e finita a riunioni carbonare in cui studiava come rimanere attaccata a ogni costo al governo (“uno vale uno” era la boiata con cui si giustificavano gli incompetenti, “uno vale l’altro” era quella per gli alleati di governo); ha solleticato i peggiori istinti forcaioli e straccioni: chi gridava di aver abolito la povertà, chi spacciava il processo eterno a carico di nostri connazionali, via abolizione della prescrizione, come la fine dell’impunità.

Grillo ha ragione anche su Conte: parla, non dice niente ma è vanitoso

Ha spacciato sul suo blog per “favoletta del partito del cemento” quella di chi sosteneva si dovesse fare la gronda per alleggerire il carico del ponte Morandi che altrimenti avrebbe rischiato, salvo inviare il giorno dopo il crollo i suoi emissari dell’odio ad aizzare le folle inferocite. Poi, la favoletta per cui nessuno produce i soldi che il Movimento regalava a chiunque non volesse fare nulla, creando un esercito di questuanti illusi che i sostegni pubblici cadano dal cielo, quando sono la fatica di altri italiani, ad esempio quelli che chiamavano ‘prenditori’ anche se con le loro intuizioni e fatiche offrono lavoro a chi non ne ha e vuole realizzarsi tramite l’impegno, e non con il reddito di cittadinanza.

Ha ragione anche su Conte, che parla, parla e non dice niente, ma è vanitoso. L’avvocato del popolo contro le auto blu ma che si fa portare a giocare a tennis dalla scorta, dopo averci chiuso in casa senza nemmeno uno straccio di dibattito parlamentare, e imposto continue limitazioni di libertà corredate di 200 miliardi di debito in più che noi e i nostri giovani dovremo rimontare a suon di tasse.
Per una volta, ha ragione, Beppe Grillo.