Non avevano alcuna intenzione di abbandonare la loro bambina nata tramite tecniche di maternità surrogata in Ucraina. Anzi, avevano già avviato tutte le pratiche necessarie per riportarla in Italia. A renderlo noto, tramite una nota diffusa oggi, sono gli avvocati Riccardo Salomone ed Enzo Carofano, legali della coppia di Novara protagonisti della vicenda che ha commosso, ma anche indignato, l’opinione pubblica negli ultimi giorni.
“Nessun abbandono”
“In relazione alle notizie pubblicate dagli ordini di stampa su un presunto abbandono di una bambina in Ucraina in rappresentanza dei due coniugi additati come responsabili dell’aberrante comportamento – si legge nella nota – si nega tassativamente che la coppia avesse intenzione di abbandonare la bambina: ed infatti erano state avviate le pratiche per riportarla in Italia”.
Gli avvocati sottolineano inoltre come i genitori non abbiano mai rilasciato dichiarazioni alla stampa, condannando “la grave circostanza della fuga di notizie riservate sulla quale verranno fatti gli opportuni accertamenti in sede giudiziaria.”
L’invito dei legali è quindi quello di “evitare ogni interferenza nella vita privata e nella riservatezza della coppia“.
La vicenda
La notizia dell’arrivo in Italia della piccola, che oggi ha quindici mesi, era stata diffusa lo scorso 12 novembre. Un’operazione gestita dallo Scip (il servizio per la cooperazione internazionale della polizia) e dalla Croce Rossa, su indicazione della procura di Novara- che ha aperto un fascicolo “modello 45” senza indagati e senza notizie di reato- e della magistratura.
La segnalazione del caso era partita dall’ambasciata italiana a Kiev, a cui si era rivolta una baby sitter ucraina. A lei i genitori- che nel frattempo erano rientrati in Italia dopo il riconoscimento- avevano affidato la piccola, pagandola però solo qualche mese. Da qui la decisione della donna di portare la bimba al consolato italiano, spiegando di non riuscire più a occuparsene dato che i pagamenti si erano interrotti.
“Non me la sono sentita più, mi dispiace. Non la sentivo come mia figlia, mi dicevo: che c’entro io con lei? Non ce l’ho fatta”, aveva spiegato la madre della piccola, sentita insieme al padre in Procura a Novara. Oggi il dietrofront e il chiarimento dei legali.
Per la bimba, subito accolta da una famiglia affidataria, il Tribunale di Torino aveva aperto la procedura per l’adozione.
