Il Tribunale per i minorenni di Torino ha aperto la procedura di adozione per la bambina di un anno nata in Ucraina con tecniche di maternità surrogata e abbandonata a una baby sitter a Kiev da una coppia di Novara. La procura dei Minori, diretta da Emma Avezzù, si è subito attivata, su segnalazione dell’ambasciata italiana a Kiev, assieme a quella di Novara con il procuratore capo Giuseppe Ferrando.
I magistrati novaresi avevano ricevuto diverso tempo fa la segnalazione della situazione da parte dell’ambasciata italiana in Ucraina e hanno collaborato con il servizio internazionale del ministero per individuare la migliore soluzione possibile a vantaggio della piccola. La procura, una volta completato il rientro della bambina sul suolo italiano, ha aperto un fascicolo “modello 45” senza indagati e senza notizie di reato.
Gli inquirenti avevano fatto ascoltare la coppia, che aveva confermato l’intenzione di non volere più la piccola.
Il comportamento dei due novaresi – fanno sapere gli inquirenti – sarà valutato per capire se esistono profili di rilevanza penale. I magistrati confermano anche che la bambina è stata al momento affidata ad una coppia che si è resa disponibile ad occuparsene fino al completamento del percorso per l’adozione. I genitori affidatari sono anche già riusciti a rintracciare una baby sitter ucraina, che parla quindi la lingua della bambina.
La bambina, riconosciuta inizialmente in Ucraina dalla coppia di Novara, è considerata italiana a tutti gli effetti. La piccina, di 15 mesi, è stata rimpatriata con una operazione gestita dallo Scip (il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia) e il coordinamento della magistratura.
La coppia italiana aveva scelto l’Ucraina per portare avante la maternità surrogata: qui si erano recati nell’agosto del 2020 per coronare il desiderio di diventare genitori. Dopo la nascita della piccola e dopo il suo riconoscimento, la coppia è rientrata però in Italia, lasciando la piccola nelle mani di una baby sitter di Kiev.
La tata, non avendo avuto più notizie dai genitori e neanche il compenso pattuito, anche per il sostentamento della bambina, si è rivolta al consolato italiano per denunciare il fatto.
