Blitz contro il clan Mallardo, 23 in manette: il reggente dal Piemonte a Giugliano per falsi motivi di salute, arrestato il suo dentista

Una maxi operazione scattata alle prime luci del mattino di oggi ha portato la DIA di Napoli all’esecuzione di 25 misure cautelari, 17 in carcere e 8 agli arresti domiciliari, contro il clan Mallardo, operativo in particolare nell’area di Giugliano.

Misure disposte con ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea: agli indagati sono contestata a vario titolo plurime condotte estorsive, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, delitti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini condotte sono ritenute, allo stato, utili a ricostruire l’organigramma del clan Mallardo.

Il reggente del clan e il dentista

Tra le persone raggiunte da ordinanza c’è anche quello che gli inquirenti considerano l’attuale reggente dei Mallardo, confederato con i clan Contini e Licciardi nella cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”. Reggente che era già stato condannato alla pena di 30 anni di reclusione per omicidio e che aveva scontato la pena per un periodo in regime di detenzione domiciliare (per ragioni di salute) in un comune del Piemonte.

Lo stesso era stato però autorizzato a recarsi per alcuni giorni al mese a Giugliano per sottoporsi a cure odontoiatriche. L’inchiesta ha fatto emergere che per giustificare la sua assenza in occasione di un controllo dei carabinieri presso l’abitazione dove era ristretto in detenzione domiciliare, il reggente del clan aveva presentato un falso certificato medico redatto da un dentista compiacente, tratto in arresto nel blitz di questa mattina.

I summit a Giugliano e la gestione del clan

Proprio durante i giorni di permanenza a Giugliano per gli appuntamenti dal dentista, il reggente del clan Mallardo approfittava per organizzare dei summit di camorra con gli altri affiliati, incontri necessari per organizzare la gestione dei proventi delle attività illecite del sodalizio. I soldi poi confluivano in una cassa comune da cui gli affiliati attingevano denaro sia per il proprio sostentamento che per quello dei detenuti e delle loro famiglie.

Il reggente, secondo quanto rilevato dagli inquirenti, sarebbe divenuto tale grazie alla capacità di aggregare attorno a sé una serie di affiliati per il tramite dei quali gestiva le attività criminali, in particolare le estorsioni ai cantieri edili, sia nel territorio cittadino di Giugliano che nei territori di Licola, Varcaturo e Lago Patria.

Per la gestione del clan si avvaleva dei familiari più stretti, tra cui la moglie, una delle sorelle ed il cognato, pure tratti in arresto in quanto raggiunti da gravi indizi di partecipazione all’organizzazione.

Reggente che inoltre si occupava della risoluzione di conflitti interni, gestendo i rapporti con il gruppo scissionista delle “palazzine” di Giugliano, sia nel consolidare gli storici rapporti del clan Mallardo con i clan napoletani dei Contini e Licciardi.