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Bose, che pasticcioni!

Giornalista e saggista
Bose, che pasticcioni!

Ho un amico canadese che conosce una sola parola di italiano: pasticcione. Gliela ho insegnata anni fa e la ripetiamo spesso con grandi risate: you are a very big ‘pasticcione’ – gli dico e lui se la ride di cuore e lo ripete a me: you, you are pasticcione, my friend! E così via.

Il termine mi è tornato in mente come la migliore definizione di quello che sta accadendo a Bose: pasticcioni. Un modo elegante per non dire altro.

L’ultimo capitolo della telenovela era già scritto: Enzo Bianchi non si è trasferito nel convento vicino San Gimignano, dove pure aveva accettato di andare. Un comunicato della Comunità di Bose pubblicato sul sito,  (anche se un po’ nascosto, nella sezione Notizie, che non è proprio la prima che vai a cercare) descrive la situazione e lo sconcerto: “Con profonda amarezza la Comunità ha dovuto prendere atto che fratel Enzo non si è recato a Cellole nei tempi indicatigli dal decreto del delegato pontificio dello scorso 4 gennaio. Si trattava di una soluzione messa a punto in questi mesi con l’ assenso ribadito per iscritto dallo stesso fratel Enzo e da alcuni fratelli e sorelle disposti a seguirlo per fornirgli tutta l’ assistenza necessaria”.

Per non parlare del danno economico: “La comunità ha dovuto rinunciare alla sua Fraternità di Cellole affinché fosse rispettata l’ indicazione del decreto singolare approvato in forma specifica dal Papa che prevedeva per fratel Enzo un allontanamento da Bose e dalle sue Fraternità” e “ora la Comunità dovrà anche affrontare l’ impegnativo onere di far ripartire la Fraternità di Cellole, poiché la sua chiusura avrebbe prodotto piena efficacia solo a partire dall’ arrivo di fratel Enzo alla Pieve. La presenza di Bose in quel luogo, infatti, è un impegno nei confronti della diocesi e una responsabilità morale verso le tante persone che là avevano trovato un alimento per la loro vita spirituale e umana”.

Adesso che accade? Deciderà il Vaticano, visto che il Delegato nominato a suo tempo non ha potere su una situazione incancrenita. Ma il Vaticano deciderà davvero? E alla fine ci vorranno le guardie svizzere per far spostare Enzo Bianchi? Non sembra molto credibile. Anzi a dirla tutta fa un po’ effetto questo anziano signore che per due volte accetta di andarsene e lasciare la sua creatura e per due volte non lo fa.

La situazione delinea un pasticcio incredibile. Pasticcioni, appunto, talmente dentro un problema da essere incapaci di valutare le conseguenze per loro stessi e per gli altri. Situazione da manuale (di psicologia, naturalmente…!)

Con buona pace di tutti la soluzione è a portata di mano, se solo si volesse. Prevede due passaggi: che tutti lascino i loro incarichi visto che non sono stati capaci di risolvere alcunché. Delegato nominato dal Vaticano e attuali responsabili di Bose: via, tutti semplici sacerdoti o monaci senza incarichi. Secondo passaggio: una task force di terapisti relazionali sistemici. Qui ci vuole una terapia sistemica della famiglia fatta come si deve. Perché Bose-comunità va trattata come una famiglia dove il nonno si è intestardito, il papà priore coadiuvato da mamma delegata (o il papà delegato coadiuvato da mamma priore) si scontra a testa bassa col nonno e insieme non sanno che fare mentre i figli rumoreggiano prendendo le parti di uno o dell’altro e nell’insieme c’è solo una grande confusione.

Qui c’è da imparare l’alfabeto di base delle relazioni interpersonali. Saranno pure monaci e monache iper specializzati in teologia ed ecumenismo, però in relazioni interpersonali stanno tutti a zero. Con buona pace delle teologie vagheggiate: si infrangono sulle ruvidità delle persone, sul disastro che si scatena quando prendono il sopravvento invidie, gelosie, rivalità, rancori, insoddisfazioni. E quando la famiglia simbolica costruita a fatica si scardina. Che senso ha stare insieme quando non si è capaci di tollerarsi? O si impara, o si disfa e si va via. Invece la strategia è nascondere i problemi sotto il tappeto. Poi come in questo caso diventa troppa polvere anche per il tappeto. Eppure la soluzione che ho proposto farebbe scuola e una volta per tutte si imboccherebbe una strada di cambiamento reale. Ma c’è poca speranza, considerando le caratteristiche di questi ‘very very big pasticcioni‘!

Postilla: il comunicato che ho citato si trova nella sezione Notizie, un po’ nascosta. Invece in home page troneggia la riflessione sul Vangelo del giorno. Oggi 18 aprile leggi che siamo in un “tempo in cui allenarci per uscire da noi stessi e aprirci maggiormente al Tu di Dio, e al Noi con i fratelli e le sorelle in umanità e ai loro bisogni”. Ma non si accorgono che la riflessione è in aperto contrasto con quanto accade? Evidentemente non vedono, non capiscono, non percepiscono, il contrasto tra la loro realtà e questa riflessione evangelica. Qui c’è tutto il problema di Bose: si chiama idealizzazione e scollamento dalla realtà.

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