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Conferenza sul Futuro d’Europa, una grande occasione per rendere gli europei protagonisti del cambiamento

Senatrice
Conferenza sul Futuro d’Europa, una grande occasione per rendere gli europei protagonisti del cambiamento

L’Europa è futuro. È visione. È un ideale con la forza della realtà. O, almeno, tutto questo è ciò che abbiamo sognato per la nostra Unione. E in parte siamo riusciti a realizzare. A partire dalla messa in comune della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio. Dalla dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 in poi, quasi senza rendercene conto, tutti noi europei abbiamo realizzato qualcosa che prima era inimmaginabile. In un continente dilaniato nei secoli, abbiamo annullato alla base la scintilla scatenante delle guerre fratricide. La rivendicazione dei confini. La spartizione delle risorse naturali.

È stato un gesto disarmante nella sua semplicità. Un’intuizione che ci porta, ancora oggi, a godere di una pace duratura come non mai. Ora che abbiamo realizzato una stabilità sociale senza precedenti, però, c’è un altro passo che dobbiamo compiere. È quello scatto in più, che attendevamo da tempo.

Perché la pandemia ci ha dato una grande opportunità. Quella di rinnovare l’unione di intenti e la solidarietà sulla quale si fonda l’Unione. La messa in comune del debito per superare la crisi sanitaria ha avuto un impatto inedito. Da quel gesto è nata una nuova Europa. Rinata. Perché rinsaldata nei suoi valori più profondi.

Questa opportunità non deve essere sprecata. Ecco perché la Conferenza sul futuro dell’Europa rappresenta un’occasione vera. Concreta. Reale. Per disegnare il nostro domani. E anche il dopodomani. Insomma, i prossimi decenni dipendono da quello che decidiamo oggi. È un grande onere, ma anche un onore. E un vero e proprio privilegio.

Ecco perché possiamo immaginare oggi un’Europa che abbia una nuova visione della spesa pubblica. Una politica migratoria comune. Un’unica difesa. Rivedere i trattati, riformulare le forme di partecipazione, il meccanismo di voto interno e la stessa organizzazione delle istituzioni europee non deve essere un tabù.

Abbiamo delle questioni irrisolte da affrontare.

La crisi migratoria del 2015 ha prodotto un significativo rafforzamento di Frontex e un programma di ricollocamento dei richiedenti asilo. Ma ad oggi è stato applicato solo in parte e tuttora la riforma del sistema Ue di asilo lambisce, a causa delle divisioni degli Stati membri.

E anche l’assetto istituzionale dell’Eurozona resta tuttora incompleto. La crisi finanziaria del 2008 ha prodotto il Meccanismo Europeo di Stabilità. Ma mancano ancora dei tasselli fondamentali come l’assicurazione comune dei depositi.

La pandemia ha sospeso temporaneamente il patto di stabilità e le regole sui bilanci. Così come le regole Ue sugli aiuti di Stato. Una decisione indispensabile per evitare il rischio concreto di fallimenti aziendali a catena. Tutti grandi cambiamenti. Che sono arrivati per una causa esterna: la pandemia. E che adesso andrebbero in parte resi strutturali.

Attraverso una riforma che partisse dall’interno, dal basso.

La Conferenza sul futuro dell’Europa può essere una grande occasione per farlo. A patto che si prendano in considerazione le proposte che arrivano dai cittadini.

Penso ad esempio ai giovani, ai quali la presidente Von Der Leyen ha dichiarato di voler restituire centralità. E che nel Ventotene Europa Festival hanno proposto l’inserimento del rispetto dei diritti umani nei parametri di valutazione del benessere economico e sociale. Oppure una tassa green per incentivare l’utilizzo di mezzi meno inquinanti. O ancora una maggiore rappresentanza dei giovani negli organismi comunitari che avvieranno proprio i lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Oppure penso alle proposte che europee ed europei stanno caricando sulla piattaforma multilingue futureu.europa.eu predisposta appositamente per raccogliere idee e progetti e che saranno rese note nelle prossime settimane.

La Conferenza sul futuro dell’Europa può essere un punto di svolta. Ma solo se sapremo ascoltare e dare seguito a queste istanze. È importante garantire che non sia solo un esercizio intellettuale. Ma che sia un’opportunità per indurre i cittadini a parlare e ad interrogarsi sull’Europa e sul sentirsi ed essere europei. Che permetta di discutere una visione condivisa di ciò che vogliamo che sia la nostra Unione.

Un’opportunità, in definitiva, per portare gli europei a raccogliersi insieme intorno a un’ambizione comune per il nostro futuro.

Cittadine e cittadini d’Europa possono fra sentire la propria voce, motori del cambiamento. Il domani siamo noi. Insieme. Costruiamo questo futuro. Costruiamo questa Europa.

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