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Dal partito personale alle persone di partito: il futuro di Forza Italia dopo Berlusconi

Giornalista, comunicatore, fondatore di Velocitamedia.it
Dal partito personale alle persone di partito: il futuro di Forza Italia dopo Berlusconi

Marina, Pier Silvio e Marta Fascina in un’auto. Barbara, Eleonora e Luigi in un’altra. Il saluto della Meloni che fa cenno a Marina “ti chiamo dopo”. Tutti segnali molto chiari, a dire dei funeralisti, scatenati nel cogliere nei pur minimi segnali delle evidenze su quelli che saranno i futuribili assetti aziendali e politici.
Non sarò io il royal baby”, ha precisato Renzi in un’intervista a Repubblica.

Bluff o verità? Eppure, sembrerebbe fisiologico pensare a un’Opa su Forza Italia da parte dell’ex presidente del Consiglio. “Non credo che i voti di Forza Italia andranno verso il Terzo Polo”, afferma Livio Gigliuto, presidente esecutivo di Istituto Piepoli. “Non lo credo, anche se Renzi ha da sempre l’obiettivo di parlare a quell’elettorato, sin da quando guidava il Partito democratico. Ma sia lui che Calenda sono considerati di sinistra dagli elettori di Centrodestra”.

Ovvio che, dopo Berlusconi, ci si ponga il problema dell’eredità. Personale, ma anche elettorale. Cioè di chi prenderà il suo posto, oltre che dei voti che lascia in dote. “Ora – prosegue Gigliuto – si pone il primo problema, l’altro arriverà tra un po’”.

Partiamo dall’ipotesi numero uno: il partito non implode. Su cosa dovrà puntare? “Il punto di forza è il territorio. Ovunque, Forza Italia ha rappresentanti locali. Quindi può avviare un percorso partecipato, dal basso, puntando su leadership giovani (Cattaneo potrebbe essere un nome). Anche perché c’è da considerare un elemento non secondario: restare può essere più conveniente che andare via”. Per evitare di ‘mettersi in fila’ in altri partiti? “Proprio così. Dall’interno si può partecipare attivamente e direttamente alla ricostruzione del brand”.

Aggiungiamo che ora assisteremo verosimilmente a una crescita dei consensi di Forza Italia. “Esatto. Registreremo, con ogni probabilità, quel classico effetto psicologico che portò, ad esempio, il Partito Comunista a superare la Dc alle Europee del 1984, dopo la morte di Enrico Berlinguer. Un momento di empatia, di riconoscimento”. Un effetto che però non potrà essere eterno, e di sicuro non si riverbererà fino alle Europee del giugno 2024. “Altamente improbabile, per non dire impossibile. All’effetto psicologico si somma l’enorme visibilità che Silvio Berlusconi ha avuto in questi giorni, in cui tutti hanno ricordato la sua storia di successo, che è sempre stata una storia affascinante per gli italiani. Ma se le Europee si fossero tenute tra due o tre mesi, avremmo potuto forse assistere a un effetto sui consensi del partito. In questo caso, mi sento di dire che ciò non avverrà”.

La spinta ‘in memoria di’, insomma, avrà un termine abbastanza prossimo. E qui passiamo all’ipotesi numero due. “Sì, e tra un anno saremo abbondantemente alla fase successiva, ovvero quale sarà la casa dell’elettorato di Forza Italia. Cercare ora un leader può essere pericolosissimo, per il partito e per il leader stesso. Si potrebbe pensare a una soluzione ‘calcistica’, cioè a un traghettatore, che potrebbe essere Tajani. Su questo, probabilmente, non si farà molta fatica a trovare un accordo. Piuttosto – è il parere di Livio Gigliuto -, il problema reale sarà cercare evitare la diaspora e trattenere l’elettorato”.
Su questo si fanno diverse ipotesi. C’è chi dice che il partito di Giorgia Meloni sarà approdo naturale di tanti, mentre altri sceglieranno la Lega e altri ancora al centro. Ma c’è anche qualche osservatore che ritiene l’implosione una eventualità non proprio così certa. “Non possiamo dirlo con certezza, naturalmente, ma la prima opzione sembra quella più valida. Anche perché in questo momento – chiude Gigliuto – la Meloni sta godendo di una visibilità a livello internazionale che le sta dando una istituzionalità che prima per i forzisti poteva non avere. E questo per loro può essere elemento rassicurante”.

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