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Donna, se te la vai a cercare, è colpa tua

Avvocato, Giornalista Pubblicista e Presidente "Consiglio per la Parità di Genere"

Scherzosamente mi definisco una “massaia media”: ho un lavoro, una casa, due figli ormai grandi e sono nata alla fine degli anni settanta, lontano dai Beatles e dai moti rivoluzionari sessantottini, cresciuta in una famiglia borghese e di alta cultura nel dilagare della televisione commerciale per ragazzi, sognando di fare la ballerina e pettinandomi come Brenda di Beverly Hills 90210 (la mora, in contrapposizione con la rivale bionda Kelly), il telefilm che tutti gli adolescenti di allora sapevano a memoria.

Fin da quando ero una giovane ragazza, venivo ammonita dalla mia famiglia se mi vestivo succinta, avevo il coprifuoco presto la sera e guai a restare da sola con un ragazzo: chissà che idea avrei dato di poca serietà e di disponibilità. Non ne parliamo poi se per divertirmi avessi fatto la frivola, se avessi bevuto o dimostrato una certa confidenza fisica: comportamenti chiaramente riconducibili ad una ragazza di famiglia non seria che “se l’andava a cercare” se poi qualcuno la molestava.

Nell’educazione impressami pesava sempre una presunzione di colpa: la provocazione di un uomo, in buona sostanza, dipendeva da me, da come mostravo il mio corpo o dai miei atteggiamenti e per questo ero chiamata ad una maggiore responsabilità. Un po’ come per strada si dice “mi fido di te, non mi fido degli altri” intendendo che quando guidi devi essere attenta doppiamente e prevedere anche le mosse altrui per le quali, se non le gestisci, ne risponderai.

Sono passati gli anni ma questo peso, neppure troppo sotteso, non è mai cambiato: da adulta, in occasione di una denuncia per molestie, in una Stazione di Polizia mi fu chiesto “cosa avessi fatto io per provocare quella molestia”, quando esco la sera, mi copro se sono sola per non essere troppo seducente, figurati quando la notte scendo in strada a buttare la spazzatura. Anonima e veloce.

Insomma, che la donna sia cresciuta responsabile, o corresponsabile, del comportamento degli uomini, è cosa per me nota, assodata, certa (e ovviamente ingiusta).

Sto esagerando secondo voi?

Sentenza del tribunale di Torino di qualche giorno fa su fatti accaduti nel 2022.  Tre giudici hanno escluso i maltrattamenti di un uomo che ha, di fatto, spaccato il viso alla propria moglie e riconosciuto solo le lesioni personali perché, a loro dire, la salvaguardia della serenità del nucleo famigliare è il bene più importante e dunque, se una donna lo mette in discussione, ad esempio mettendo fine al matrimonio e l’uomo reagisce dandole un pugno in faccia, queste sono conseguenze normali che la donna doveva mettere in conto.

E questo è.

 

 

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