Sono calabrese, di Reggio Calabria per l’esattezza. Stamattina, presa dalla curiosità, ho visto il corto dedicato alla Calabria fatto da Gabriele Muccino, commissionato al regista dall’ente Regione per la modica cifra di 2 milioni di euro.
Ebbene, in sintesi: è una schifezza!
Stereotipi, luoghi comuni, dialetti sbagliati, ambientazioni anni ’50 (calabresi che girano vestiti con le coppole mentre tirano asinelli… mancavano sole le donne con i baffi neri!).
Nessuna menzione sui Bronzi di Riace, su luoghi come il lungomare Falcomatà, Scilla e Chianalea, Tropea, Diamante, sul Parco nazionale dell’Aspromonte, su Gerace, Pentidattilo, ecc.
Una fiera di banalità insensate, incorniciate dal messaggio che lancia Raoul Bova a sua moglie “bella la mia terra che ho abbandonato dopo l’infanzia vero“?
Mi dispiace Muccino, ma se non hai idea di cosa ci sia in uno specifico luogo non ti avventurare a parlarne, magari pensando “tanto questi si accontentano”.
Anche perché, come dicevano Aldo, Giovanni e Giacomo, “il mio falegname con 30.000 lire la faceva meglio“.
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