Tre motivi per cui era impossibile vincesse Kamala Harris:
-
L’”effetto donna” non esiste, se non al contrario.
Essere donna non è volano di alcunchè, nessuno preferisce una donna “perché donna”, neppure le donne preferiscono il proprio genere quando devono scegliere un leader (figurati gli uomini) e questo in quanto essere donna è ancora largamente segno di complementarietà e non di comando (per le stesse ragioni opposte esiste l’”effetto uomo”). Non a caso le donne nei posti di comando sono ancora rarissime. Figurati quando per anni, come Kamala, sei stata nel cono d’ombra di uomini che non ti hanno mai dato visibilità (e né lei, se l’è mai presa). La società ti ha conosciuta seconda, dipendente, subordinata, funzionale, asservita e questa carta d’identità non poteva essere riscritta in pochi mesi. A volte non basta neppure una vita.
In altre parole, se entri dalla porta secondaria, anziché dalla principale, lì resti. Kamala Harris poi parlava alle donne, dei diritti delle donne, della parità delle donne disconoscendo che queste tematiche non hanno alcun piglio elettorale se non in pochi, radi e circoscritti circoli associativi di attiviste. Resteranno negli annali l’invocazione delle star hollywoodiane a “tradire i propri mariti nell’urna elettorale” come se le donne volessero votare “donna” ma fossero soggiogate dai compagni. Non è questa la realtà, che brutto risveglio per chi ha predicato la parità di genere come bandiera elettorale ma non l’ha mai davvero praticata. Viceversa, infatti, avrebbero saputo che il primo vero ostacolo alla parità non sono gli uomini plagiatori ma l’educazione femminile che le donne tramandano alle altre donne. Abnegandole.
-
I temi elettorali ininfluenti.
Piaccia o no questi sono tempi di grandi paure: delle guerre innanzitutto (capaci di far deflagrare l’intero Mondo), del declino economico (dopo decenni di sviluppo) e degli immigrati (problema mai risolto) come minaccia al proprio benessere. Se questa è la pancia dell’Americano medio e tu ti rivolgi a lui disquisendo del tuo diritto di ridere come segno di libertà femminile, la gente cambia canale, ti considera l’amica del cuore ma non la Presidente di una delle più grandi potenze della Terra. (Tra l’altro non fingiamo di non sapere che grande, grandissima maggioranza disapprova l’appoggio occidentale e Americano ad Israele e Kamala Harris era la Vice di Biden e dunque la disapprovazione è arrivata certamente sino a lei)
-
Il fun club.
Woody Allen, a proposito delle religioni, una volta disse “Non ho niente contro Dio, è il suo fun club che mi spaventa”. Ecco: la propaganda fatta da artisti, attori, cantanti a favore di Kamala Harris è stata talmente sovraccarica, piagnucolosa e ridondante che ha finito per essere disgustosamente stucchevole. Il bene contro il male. La piccola eroina contro il malfattore. Che si rassegni il circolo (estemporaneo e improvvisato) del fun club, in politica il rapper di turno non muove un voto. E, a quanto pare (questa sì che è una notizia) neppure la scuola repubblicana. Un’eredità prosciugata come neve al sole.
© Riproduzione riservata
