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Karla Sofia Gascon, quando la morale intacca i premi Oscar

Avvocato, Giornalista Pubblicista e Presidente "Consiglio per la Parità di Genere"
Karla Sofia Gascon, quando la morale intacca i premi Oscar

Forse ai più è sfuggita la notizia ma pare che l’attrice spagnola Karla Sofia Gascon, candidata all’Oscar come migliore attrice per il suo ruolo nel recente film campione d’incassi Emilia Perez, sia stata duramente allontanata da piattaforme (Netflix), colleghi (il regista Jacques Audiard) e probabilmente anche dalla stessa notte di celebrazione degli Oscar (con privazione del premio) perché in passato si è pronunciata in maniera razzista contro i musulmani e un giovane picchiato dalla polizia. Sembra dunque che all’Accademy non basti la qualità del lavoro cinematografico ma pretenda un integerrimo profilo morale. Così, se esistono peccati soprassedibili, come l’alcolismo e la violenza, altri, come il razzismo, paiono non essere digeribili e per questa giovane attrice la frittata è fatta: è passata dall’essere la prima attrice transgender premiata, ad una delle tante osannate e poi archiviate, il tutto in meno di una settimana. Come girano veloci le ore a Hollywood e come anche un giudizio di merito, come dovrebbe essere la candidatura agli Oscar, è fatta di materia fluida.

Il sospetto, in realtà non inedito, è che sia tutto un business fatto a favore dei soliti, perbenista al punto giusto e in linea con le mode morali del momento. Così quest’anno piaceva molto, tra gli altri, l’empowerment femminile (vedi Demi Moore con il suo The Substance), i soliti happyending (vedi Anora di Sean Baker) e gli intramontabili sulla violenza nazista (The Brutalist di Brady Corbet) e gli intrighi pontefici (Conclave di Edwuard Berger). Piaceva anche lei, Karla Sofia Gascon e, spiace dirlo, probabilmente anche la sua mutevole carta d’identità: un gancio perfetto per i titoli dei giornali in tutto il mondo e una risposta secca alle esuberanze del nuovo Presidente Trump. Un pacchetto orchestrato ad arte che si è rotto sul primo scoglio, lasciando perplessi gli addetti ai lavori e interdetti gli spettatori che hanno ben donde di interrogarsi su come vengano assegnate le candidature agli Oscar (che poi sono appeal dei botteghini).

E se è vero che “a pensar male si fa peccato ma a volte ci si prende”, se è vero che questa attrice piacesse soprattutto per la sua identità sessuale, allora questo comprova che siamo arrivati al 2025 per nulla dove l’inclusione è soltanto forma e dialettica di perbenisti annoiati che cercano guizzi per vendere e autocompiacersi. Questo offende due volte non solo la caratura dell’attrice spagnola ma anche, e senza appello, la credibilità assegnata dalla platea che ha visto queste opinabili dinamiche svolgersi. Si meritava Karla Sofia Gascon la candidatuta agli Oscar? Non lo sapremo mai.

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